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Punto di vista: Per un cambiamento culturale nel traffico di transito

16/03/2021 / alpMedia
Nei tempi passati è stato il commercio a guidare lo sviluppo culturale e sociale della regione alpina. Il traffico di transito nella sua forma attuale, invece, va principalmente a vantaggio delle regioni lontane dalle Alpi. Per liberare le valli alpine dal rumore e dai gas di scarico servono interventi più incisivi di una direttiva europea annacquata, dichiara Stephan Tischler, presidente della CIPRA Austria.
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Stephan Tischler è presidente della CIPRA Austria. (c) Christian Müller

Il traffico di transito è associato alle emissioni di CO2, alle autostrade sullo sfondo di paesaggi alpini e a interminabili discorsi politici. Ma il commercio attraverso le Alpi – e quindi il traffico di transito attraverso le Alpi – è antico quanto la storia degli insediamenti nella regione interna alpina e ha avuto un’influenza decisiva sullo sviluppo culturale e sociale dello spazio alpino. Il traffico di transito ha effettivamente degli aspetti positivi, a condizione che i luoghi e le regioni lungo le rotte commerciali ne traggano beneficio.

Con uno sguardo retrospettivo, si può osservare che il commercio è stato la base per l’emergere di civiltà avanzate, grazie alla trasmissione di conoscenze, innovazioni tecnologiche e sviluppi sociali e culturali. Per molto tempo tutto ciò ha riguardato anche il commercio attraverso le Alpi e quindi i trasporti transalpini, che sono continuati per secoli. Ma questo non vale più per il traffico di transito di oggi.

Una spiegazione si evidenzia prendendo in esame il volume delle merci trasportate: 4.500 tonnellate di merci sono state trasportate attraverso il Brennero. Si badi bene, questo accadeva alla fine del XV secolo! I villaggi lungo la rotta commerciale beneficiavano del commercio, sia economicamente che culturalmente. Circa 500 anni dopo, 51.000.000 di tonnellate sono trasportate ogni anno attraverso questo valico alpino. I profitti prendono ora un’altra strada – in ogni caso non si fermano nelle valli attraversate dal traffico. Questo non dipende solo dalle caratteristiche del traffico di transito odierno (veicoli, lunghezze dei percorsi, velocità, ecc.), difficilmente comparabili con quanto avveniva in passato, sia quantitativamente che qualitativamente. Contrariamente al passato, le regioni interessate dal traffico di transito non hanno quasi nessuna possibilità di intervenire direttamente e di partecipare al commercio. Ciò che favorisce le grandi metropoli economiche europee a nord e a sud della regione alpina, diventate più competitive nel commercio globale, ha spesso l’effetto di un colpo di grazia ecologico ed economico per le regioni alpine interessate.

La nuova direttiva dell’UE sui costi delle infrastrutture avrebbe avuto le potenzialità di migliorare questa situazione a lungo termine. I costi esterni derivanti dal trasporto di merci su strada – per esempio il rumore – vengono addebitati almeno in parte a chi inquina, e le regioni sensibili come la regione alpina potrebbero applicare supplementi di pedaggio. Il trasporto merci su rotaia avrebbe la possibilità di riconquistare le precedenti quote di mercato; in fin dei conti, è in corso la realizzazione di ciclopiche gallerie ferroviarie attraverso le Alpi al costo di miliardi di euro, che dovrebbero anche essere adeguatamente utilizzate. Ma è accaduto ciò che doveva accadere. Nelle fasi finali della trattativa politica, è stata versata molta acqua sull’ambiziosa proposta della direttiva, così che ora si va verso l’approvazione di una versione con un contenuto molto annacquato. Divieti di circolazione, contingentamento e infine blocchi: le regioni alpine interessate non hanno altra scelta che ricorrere a queste misure, alcune delle quali difficili da applicare legalmente, con scarse possibilità di ridurre il traffico merci su strada in modo durevole. Si spera che l’ultima parola non sia ancora stata scritta.