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La CIPRA è femminile?

20/06/2022 / Babara Wülser
Vista attraverso la lente delle pari opportunità, la storia della CIPRA non si distingue in alcun modo da quella di qualsiasi altra organizzazione, società o istituzione: le donne sono sempre più coinvolte. Quindi, va tutto a gonfie vele?
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Presidenti CIPRA (da sinistra a destra): Charles Jean Bernard, Nathanael Georg Zimmerli, Emile Dottrens, Willy A. Plattner, Fritz Lense, Curt Fossel, Mario F. Broggi, Josef Biedermann, Andreas Weissen, Dominik Siegrist, Katharina Conradin, Bianca Elzenbaumer. e Serena Arduino. (c) IUCN, A. Zimmerli, G. Wendelberger, W. A. Plattner, F. Lense, G. Prügger, M. F. Broggi, J. Biedermann, CIPRA International, Rainer Kwiotek/Zeitenspiegel, Martin Walser, Stefano Ceretti

I ministeri dell’ambiente dei Paesi alpini sono un perfetto esempio di evoluzione: come tutte le posizioni di potere politico, in passato erano esclusivamente in mani maschili. Da alcuni anni assistiamo ad un’inversione di tendenza: in cinque dei sette Paesi alpini sono le donne a gestire le sorti politiche della protezione dell’ambiente e della natura. Nei paesi di lingua tedesca, le donne hanno persino iniziato ad alternarsi. La quota di donne al potere è così salvaguardata? Non si direbbe: con poche eccezioni, in tutti i Paesi alpini sono gli uomini ad occupare i ministeri economici decisamente più potenti. Il sesso femminile è benvenuto, attivo e visibile dove gli allori da conquistare sono pochi, mentre c’è invece da lavorare sodo.

La CIPRA, una lodevolde eccezione?

Dopo dieci presidenti uomini, dal 2014 la CIPRA Internazionale è guidata da donne. E il fatto che la CIPRA esista è merito di una donna: nel 1952, Edith Ebers (1894–1974) ha invitato i rappresentanti dell’IUCN dei Paesi alpini a Rottach-Egern/D per l’assemblea costituente. L’organizzazione per la protezione delle Alpi è quindi una lodevole eccezione? La CIPRA è femminile? Non proprio. Gli uomini sono stati gli storiografi della CIPRA. L’opera di Edith Ebers è stata scoperta solo nel 2002, in occasione del 50° anniversario, da una donna, la storica Gertraud Sanin. La storia di Edith Ebers mostra quanto fosse e sia tuttora dura per le donne di successo che si espongono pubblicamente. La scienziata di alto profilo si è ritirata dalla CIPRA dopo la sua costituzione, probabilmente non per sua volontà. Il suo impegno per la conservazione della natura era presumibilmente una spina nel fianco per molti. Neanche l’appoggio di un’altra donna, la delegata slovena Angela Piskernik, è servito. Bisogna sapere che all’epoca l’impegno per la CIPRA era una questione di prestigio, che portava un riconoscimento scientifico internazionale. Solo quando un uomo, l’allora presidente Emile Dottrens, le espresse il suo apprezzamento, 13 anni dopo, Ebers venne riammessa nel circolo della CIPRA, al quale partecipò fino alla sua morte, nel 1974. In quanto organizzazione operante a livello internazionale, la CIPRA sta facendo un lavoro pionieristico sotto molti altri aspetti, superando i confini culturali e geografici. Queste competenze interculturali sono state ampliate negli ultimi decenni da competenze interdisciplinari e intersettoriali: la «Commissione» dall’orientamento scientifico si è sviluppata divenendo una piattaforma di comunicazione nella regione alpina. La questione se la CIPRA sia femminile deve quindi essere ampliata: la CIPRA è diversa? Con i suoi comitati e i suoi team è già oggi testimone di un’enorme diversità. Questa forza compatta di persone e approcci più vari è la linfa vitale dell’organizzazione. Accuratamente nutrita, sarà d’aiuto nell’affrontare le sfide che l’attendono.

 

Barbara Wülser, Direttrice dell’Ufficio di coordinamento per le pari opportunità per donne e uomini dei Grigioni/CH, ex co-direttrice della CIPRA Internazionale

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