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Punto di vista: Montagna per tutti? Nemmeno per sogno!

16/11/2023 / Henriette Adolf, CIPRA Germania
L’accesso alla montagna e agli sport di montagna è spesso iniquo, esclusivo, divisivo e discriminatorio. Henriette Adolf, vicedirettrice della CIPRA Germania, si esprime per una partecipazione agli sport di montagna più equa e inclusiva.
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Henriette Adolf è la vicedirettrice di CIPRA Germania. (c) Fabian Mozigemba

“La montagna è libertà”. Le nostre montagne, le Alpi, il grande bene comune con accesso libero e gratuito per tutte e per tutti. Qui, all’aria aperta, siamo tutti e tutte uguali.

Probabilmente molti concordano con queste affermazioni. Pensate per un momento alla vostra ultima escursione in montagna o al vostro ultimo pernottamento in rifugio. Quante persone erano bianche? Quante erano normodotate (prive di disabilità fisica o mentale)? Quante e quanti avevano una formazione accademica? Quanti erano equipaggiati o vestiti con i principali marchi outdoor? E quanti invece no? Ciò che a prima vista appare un’esperienza senza limiti nella natura, all’insegna della parità e dell’equità, si rivela in realtà qualcosa che lascia molto a desiderare da questo punto di vista. L’accesso alla montagna e agli sport di montagna è spesso non equo, esclusivo, divisivo e discriminatorio.

Infatti gli sport di montagna sono costosi: un’escursione di due giorni organizzata autonomamente nelle Alpi bavaresi costa tra i 100 e i 200 euro, e anche un’escursione di un giorno senza pernottamento costa tra i 25 e i 100 euro[1]. Senza considerare gli sport ad alta intensità di attrezzature, come l’arrampicata o lo sci. Prezzi più favorevoli per le persone socialmente svantaggiate? Niente affatto. Gli sport di montagna sono praticati da persone che possono permetterseli economicamente e, secondo le statistiche, si tratta soprattutto di persone senza un background di immigrazione[2]. Sebbene esistano offerte inclusive e solidali per gli sport di montagna[3], queste sono spesso limitate nel tempo o disponibili solo nei centri urbani, perché dipendono da finanziamenti o infrastrutture come le palestre di roccia. Nella maggior parte dei casi, l’offerta dipende dall’impegno dei singoli. Gli sport di montagna sono praticati da persone fisicamente e mentalmente normodotate. Un fattore importante per la partecipazione allo sport è anche aver avuto un accesso a livello familiare: il trasferimento delle conoscenze e della motivazione per gli sport di montagna e la conservazione della natura avviene principalmente all’interno della famiglia. Statisticamente, sono soprattutto le famiglie socialmente svantaggiate ad avere una scarsa propensione a praticare attività in montagna. Gli sport di montagna sono praticati da persone provenienti da un ambiente socialmente privilegiato.[4]

La cosiddetta “libertà della montagna” è circoscritta da barriere economiche, sociali, relative all’offerta e all’istruzione. Di conseguenza, la partecipazione agli sport di montagna rimane spesso esclusiva e discriminatoria, soprattutto per i gruppi socialmente svantaggiati. Per una partecipazione veramente paritaria agli sport di montagna sono necessari programmi più inclusivi, agevolazioni finanziarie, educazione delle famiglie e creazione di opportunità di accesso fin dall’infanzia. Solo così i nostri incontri in montagna saranno colorati come quelli a valle.

 

[1] Viaggio: in Baviera tra i 12 e i 26 € per un biglietto ferroviario giornaliero (il costo raddoppia se i giorni di arrivo e partenza sono diversi) e fino a 30 € per un biglietto di parcheggio notturno.

Attrezzatura: scarponi da trekking, usate a partire da 50 €, giacca impermeabile a partire da 30 €, sacco a pelo da rifugio da 24 €.

Pernottamento con vitto: 64 € (camerata con mezza pensione, non socio del Club alpino), Knorrhütte:  www.alpenverein-muenchen-oberland.de/huetten/alpenvereinshuetten/knorrhuette (de)

[2] www.destatis.de/DE/Themen/Gesellschaft-Umwelt/Bevoelkerung/Migration-Integration/Tabellen/migrationshintergrund-nettoeinkommen.html (de)

Ekamba, Raphael (2022): “Se sei un nero, rimani un nero”: razzismo e integrazione nel mercato del lavoro. Bamberg: Università Otto-Friedrich. Disponibile online su https://fis.uni-bamberg.de/handle/uniba/54202

[3]  www.alpenlebenmenschen.de/ (de)

[4] Schmiade, N. & Mutz, M. (2012). Genitori sportivi, figli sportivi - La partecipazione sportiva dei bambini in età prescolare nel contesto della disuguaglianza sociale. Sportwissenschaft, 42, 115- 125. DOI: 10.1007/s12662-012-0239-7. Disponibile online su https://link.springer.com/article/10.1007/s12662-012-0239-7 (de)