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Godersi la natura invece di mangiare polvere

28/06/2023 / Francesco Pastorelli, CIPRA Italien
Sulla Via del Sale, dove un tempo transitavano eserciti, mercanti, pastori transumanti e contrabbandieri, oggi incontriamo persone che praticano il ciclismo, l’escursionismo e ancora molte – troppe – il motociclismo e i fuoristrada. La via verso una riduzione dei rumori e dei gas di scarico é stata tracciata, dobbiamo solo percorrerla.
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Il traffico motorizzato del tempo libero sulla Via del Sale deve essere regolamentato. © Francesco Pastorelli

Sono circa 2000 i chilometri di strade militari realizzate tra il 1700 e gli anni ’30 del secolo scorso lungo le Alpi Occidentali, tra Liguria e Piemonte. Strade di alta quota che, assieme ad una serie imponente di opere difensive, costituiva il cosiddetto Vallo Alpino Occidentale. Una volta venuta meno la funzione militare, questo patrimonio storico e culturale, dapprima abbandonato e lasciato al degrado nonché ad una fruizione turistica del tutto priva di regole, è stato in parte recuperato e destinato ad una frequentazione più controllata. Si tratta di percorsi con fondo stradale sterrato che per lunghi tratti superano i 2000 metri di quota, praticabili quasi esclusivamente nel periodo estivo, che attraversano altipiani selvaggi e praterie alpine, costeggiano montagne impervie e sovrastano imponenti balze rocciose. Di questa viabilità di alta quota, uno dei tratti più famosi é quello che prende il nome di Alta Via del Sale. Attraverso le Alpi Liguri mette in collegamento il Piemonte con la Liguria e da qui consente di proseguire fino al mare (Via del Sale per il commercio del sale) interessando in alcuni tratti il territorio francese

RIDURRE LO SPAZIO AD ENDURO E FUORISTRADA

Qui negli ultimi anni del secolo scorso ogni estate era una sorta di far west: nessuna regola né controlli, un paradiso per le scorribande di fuoristrada, a due o quattro ruote, anche provenienti da paesi dove tali attività mai sarebbero state consentite. I primi tentativi di delimitare aree parcheggio da parte del Parco del Marguareis nel tratto di sua competenza e le difficoltà dello stesso Ente a far accettare ai comuni italiani e francesi la necessità di porre un freno alla frequentazione motorizzata di quel territorio, tanto affascinante quanto delicato. Il crescente sviluppo del cicloturismo ed in particolare il boom delle e-bike ha fatto capire che non ci sono solo le moto da enduro ed i 4x4 e che quel percorso avrebbe potuto rivelarsi una carta vincente per il turismo della regione. Da alcuni anni è in vigore una regolamentazione che prevede il pagamento di un pedaggio e soprattutto un numero chiuso (80 autoveicoli e 140 motoveicoli giornalieri) nonché due giornate alla settimana senza traffico motorizzato e con la strada lasciata a disposizione di escursionisti/e e ciclisti/e che hanno la possibilità di godere una straordinaria esperienza outdoor senza rumore, sollevamento di polvere e rischio di essere investiti/e. In futuro sarebbe auspicabile incrementare le giornate di chiusura ai mezzi motorizzati e far rispettare i limiti di velocità. Diminuendo le auto e le moto diminuirebbero gli incassi, indispensabili per la manutenzione della strada? Credo che le persone praticanti il cicloturismo, messe nelle condizioni di fruire luoghi di rara bellezza, sarebbero disposte a pagare un ticket di accesso, a patto di non dover condividere la strada con auto e moto ed essere costrette a mangiare la loro polvere. Anche i delicati ambienti naturali circostanti ne trarrebbero beneficio.

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