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Corsi d’acqua vivi: una grande opportunità

04/07/2023 / Salome Steiner, direttrice di Aqua Viva
Molti grandi fiumi come il Rodano e il Reno nascono nelle Alpi svizzere. Per molte persone sono il simbolo di una natura incontaminata. Perfino qui, però, solo un decimo dei corsi d’acqua è considerato ancora intatto. E anche questi fiumi dinamici e selvaggi, con paesaggi golenali ricchi di specie, sono minacciati. Il passaggio alle energie rinnovabili fa dimenticare che l’energia idroelettrica mette a rischio la biodiversità, spiega Salome Steiner.
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Le nuove aree proglaciali e le piane alluvionali alpine, come in questo caso sotto il ghiacciaio del Trift, offrono un notevole potenziale per la protezione e la promozione della biodiversità. Esse meritano una protezione integrale con il divieto di realizzazione di impianti per la produzione di energia. © Katharina von Steiger

Il declino della diversità animale e vegetale è uno dei problemi più pressanti dei nostri tempi. Anche la diversità nei corpi idrici ne risente fortemente. Più di un quinto delle specie minacciate di estinzione o estinte in Svizzera sono legate ai corpi idrici, un altro quinto alle rive e alle zone umide. Questo anche a causa della frammentazione e della distruzione del loro habitat. In Svizzera, infatti, dal 1850 è scomparso oltre il 90% delle pianure alluvionali. In totale, circa il 19% del territorio svizzero è ancora considerato naturale. E queste aree si trovano principalmente in alta montagna e nelle zone glaciali.

Deserto di pietre? hotspot di biodiversità!

Lo scioglimento dei ghiacciai espone aree che offrono spazio per uno sviluppo della natura con poca influenza umana. Nelle depressioni possono svilupparsi laghi e, a lungo termine, torbiere. I delta si formano all’ingresso dei laghi e nelle zone interessate da esondazioni poco profonde si sviluppano pianure alluvionali. Come tutte le piane alluvionali, anche queste offrono un enorme potenziale di grande biodiversità. Quello che a prima vista sembra un deserto di pietra, può offrire un habitat. Un esempio: nel 2012, circa 50 esperti/e di biodiversità provenienti dalla Svizzera e dall’estero si sono riuniti/e nella regione della Furka. Il loro obiettivo era quello di censire un paesaggio naturale unico nel suo genere. Invece di un deserto di pietra, hanno trovato 2098 specie. Un vero e proprio hotspot di biodiversità a circa 2500 metri di altitudine! Per capire come la natura si sviluppa senza essere influenzata dall essere umano, c’è bisogno di territorio vergine. Ma questo è una grande rarità in Svizzera. Lasciamo che la dinamica si sviluppi, invece di usare e distruggere subito questi paesaggi unici ed eccezionali. Con le nuove piane alluvionali create, abbiamo la straordinaria opportunità di restituire qualcosa alla natura.

Corsi d’acqua alpini sotto pressione

Nonostante queste opportunità, la situazione è preoccupante: già nel 1992, la CIPRA stimava che la lunghezza dei corsi d’acqua seminaturali nelle Alpi fosse solo del 9,6%. Nel 2014, il WWF ha confermato questo dato nel suo studio «Save the Alpine Rivers». Secondo questo studio, l’89% dei fiumi è considerato compromesso. La regimazione dei fiumi alpini è incominciata all’inizio del XIX secolo. In una prima fase si trattava di migliorare la navigabilità, proteggere gli insediamenti dalle inondazioni e guadagnare terreno coltivabile. Verso la fine del XIX secolo vennero edificate le prime grandi centrali idroelettriche nelle Alpi. L’espansione dell’energia idroelettrica continua sistematicamente anche oggi. Inoltre, nel XX secolo sono state costruite numerose dighe per regolare il deflusso dell’acqua, proteggere dalle inondazioni e generare energia. Innumerevoli fiumi alpini sono stati così rettificati, regimati, imbrigliati, arginati o deviati. Da allora, la mancanza di flussi residui, i flussi discontinui e le strutture trasversali hanno avuto un impatto sulle condizioni di deflusso e sui sedimenti alluvionali, nonché sulla connettività longitudinale dei corsi d’acqua. Di conseguenza si è verificata una massiccia compromissione della flora e della fauna. Le specie indicatrici tipiche dei fiumi alpini, come la tamerice alpina, sono ora considerate in pericolo. Altrettanto impattante è l’enorme rete di gallerie sotterranee che mina le Alpi. Nonostante le norme di egge sulle acque residue, in oltre 100 prese la quasi totalità dell’acqua dei nostri torrenti alpini continua a scomparire in gallerie sotterranee, lasciando dietro di sé alvei morti e prosciugati. Dobbiamo affrontare compiti imponenti e lungimiranti: la protezione e il miglioramento degli habitat per fermare l’enorme perdita di biodiversità. La riduzione delle emissioni di CO2 per rallentare il cambiamento climatico. Entrambe le sfide sono interdipendenti. Nel corso della transizione energetica, quindi, la diversità delle specie e degli habitat non deve essere dimenticata. In Svizzera viene sfruttato il 99,5% del potenziale idroelettrico. Di conseguenza, i corpi idrici sono gli habitat più minacciati. Oggi solo il 5% dei nostri corsi d’acqua è considerato più o meno intatto. È troppo poco. Gli habitat dei corsi d’acqua seminaturali devono divenire un’infrastruttura ecologica rappresentante una parte significativa della superficie del Paese. Sebbene l’energia idroelettrica sia rinnovabile, il suo utilizzo comporta un pesante impatto sui corpi idrici e sul paesaggio. Per evitare un’ulteriore perdita di corpi idrici dinamici, è necessaria una visione d’insieme che tenga conto delle distruzioni e delle compromissioni già avvenute.

Salome Steiner è la direttrice di Aqua Viva. Ha studiato biologia all’Università di Berna, specializzandosi in ecologia.

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