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Anacronismo o opportunità?

06/10/2015
Le reti femminili permettono alle donne di tessere contatti e avere scambi con chi condivide gli stessi principi, e favoriscono la crescita professionale, dicono gli uni. Con pari convinzione gli altri obiettano: le reti che impediscono l’accesso agli uomini sono anacronistiche e la loro ambizione di favorire la carriera non ha più alcun senso.
Image caption:
(c) Departement for Communities and Local Gouvernment / flickr.com

È un dato di fatto che anche nel 2015 siamo ancora molto lontani dall’obiettivo delle pari opportunità nella professione, anche se in molte discipline universitarie sono le donne a rappresentare la maggioranza degli studenti immatricolati e in tutti i Paesi alpini le donne hanno assunto incarichi di governo a livello nazionale. Ed è altrettanto vero che, nonostante tutti gli sforzi volti alle pari opportunità in ambito professionale, perseveriamo con determinati stereotipi. Le norme sociali hanno radici profonde ed indicano che cosa conviene e a chi, e che cosa no. Alcune ricerche mettono in evidenza che, quando i responsabili delle risorse umane ricevono due candidature identiche, una di una donna e l’altra di un uomo, quella dell’uomo viene spesso privilegiata.
Lo scambio e le reti femminili diventano operativi indipendentemente da queste trappole sociali. È questo probabilmente il loro principale vantaggio, nonché ciò che, per un altro po’ di tempo, rappresenta la giustificazione sociopolitica della loro esistenza. A parte il fatto che raramente le reti femminili trattano le sole questioni femminili. In queste sedi si discutono piuttosto questioni specifiche, si argomenta e si coltivano i contatti. Proprio come si fa in tutte le reti.
Come in molti altri casi, anche per le reti femminili vale il principio che il mondo non è bianco o nero, e men che meno celeste e rosa. Le reti femminili possono dare un contributo prezioso quando si tratta di favorire scambi professionali, promuovere discussioni tecniche, sociali e politiche fra «consimili». Ma il contatto con i colleghi a livello professionale non può essere sostituito nemmeno dalla migliore rete femminile. A questa conclusione le donne impegnate nella professione dovrebbero essere giunte da tempo.

Katharina Conradin
CIPRA Internazionale

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