Pubblicazioni
Extreme Weather: does nature keep up ?
Anno di pubblicazione | 2004 |
---|---|
Autore(i) | Rik Leemans |
Co-autori | Arnold van Vliet |
Luogo di pubblicazione | Wageningen |
Numero di pagine | 60 |
Lingua | en |
Acquisto | http://www.wwf.ch/wwfdata/media/de (en) |
Pagina(e) | 60 |
La ricerca del WWF International si occupa della minaccia portata dal rapido cambiamento climatico alla fllora e alla fauna. Il naturale meccanismo di adeguamento di molte specie oggi non è più in grado di tenere il passo con il ritmo dei cambiamenti. In considerazione delle crescenti situazioni climatiche estreme, la ricerca giunge alla conclusione che le conseguenze del riscaldamento del clima sono molto maggiori di quanto finora perlopiù ritenuto. Alcune piante, ad esempio, anticipano la fioritura oppure si sviluppano più incendi boschivi a causa dell'aumentare dei periodi di siccità. Per evitare conseguenze peggiori, secondo il WWF e l'UE, globalmente le temperature non dovrebbero aumentare più di 1,5 ° C rispetto all'epoca preindustriale. Appare estremamente preoccupante il fatto che nel frattempo la temperatura media nelle Alpi sia già aumentata di 1,6° C.
Il ritrovamento di resti di piante di migliaia di anni fa, recentemente restituiti da un ghiacciaio nelle Ande peruviane, è un indizio della portata del cambiamento climatico attualmente in corso. Dalla datazione di questi reperti con il metodo del carbonio 14 è risultata un'età di almeno 50.000 anni. Lonnie Thompson della Ohio State University ritiene, sulla base del buon stato di conservazione delle piante, che durante gli ultimi 50.000 anni la massa glaciale non si sia mai ritirata al livello attualmente raggiunto.
Il ritrovamento di resti di piante di migliaia di anni fa, recentemente restituiti da un ghiacciaio nelle Ande peruviane, è un indizio della portata del cambiamento climatico attualmente in corso. Dalla datazione di questi reperti con il metodo del carbonio 14 è risultata un'età di almeno 50.000 anni. Lonnie Thompson della Ohio State University ritiene, sulla base del buon stato di conservazione delle piante, che durante gli ultimi 50.000 anni la massa glaciale non si sia mai ritirata al livello attualmente raggiunto.