Notizie
Giochi olimpici invernali: un virus contagioso
Appena tre anni dopo l’ultima bocciatura alle urne, le associazioni economiche e il Cantone dei Grigioni, in Svizzera, preparano la prossima candidatura per le Olimpiadi invernali. Gli elettori saranno chiamati a decidere nel febbraio 2017. Anche i Cantoni Vaud e Vallese sono entrati in lizza per i Giochi olimpici invernali e due ulteriori iniziative puntano a ospitare la manifestazione su scala nazionale. La febbre olimpica imperversa non solo in svizzera, anche a Innsbruck è in corso uno studio di fattibilità per valutare una candidatura congiunta delle regioni Tirolo, Sudtirolo e Trentino.
Tiepida accoglienza tra la popolazione
Tuttavia, per quanto le associazioni economiche e turistiche aspirino agli splendori olimpici e agli introiti del turismo spacciati come rimedio per ogni problema, i Giochi non incontrano il favore della popolazione. Ultimamente sono state bocciate dai rispettivi abitanti le candidature dei Grigioni, di Monaco di Baviera, Cracovia, Barcellona e Stoccolma. A destare preoccupazione sono soprattutto i costi elevati e la carenza di sostenibilità dei nuovi impianti sportivi.
Alti costi, grandi rischi
I promotori di “Grigioni 2026” si ripromettono che i Giochi facciano incrementare gli introiti per risollevare le sorti del settore turistico. Le difficoltà riguardano soprattutto il turismo invernale, che deve fare i conti con gli effetti del cambiamento climatico, il calo degli sciatori e la rivalutazione del franco svizzero. Anche se le passate edizioni sono lì a dimostrare che di solito i Giochi olimpici portano più spese che introiti. Dal 1964 a Innsbruck il budget preventivato per i Giochi invernali è stato superato mediamente del 137%. Ricerche scientifiche condotte a Lillehammer, Calgary e Albertville non hanno rilevato alcun effetto positivo a lungo termine sull’economia. Per i paesi ospitanti essi rappresentano invece un rischio finanziario da non sottovalutare e costringono a contratti capestro con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), come sottolinea la CIPRA nel suo dossier online, che analizza e rielabora le esperienze dei Giochi olimpici invernali nelle Alpi.
“Agenda 2020” come pretesto
In seguito a una serie di candidature poco illuminate – per i Giochi invernali del 2020 erano rimasti in lizza solo i regimi dittatoriali del Kazakhstan e di Pechino – nel 2014 venne approvata la riforma del CIO, denominata “Agenda olimpica 2020” con lo scopo di ridare lustro all’immagine compromessa del CIO. La principale novità che emerge dalle 40 raccomandazioni approvate è soprattutto il ricorrere del termine “sostenibilità”. Sono invece totalmente assenti cambiamenti sostanziali relativi a una sostenibilità coniugata con concreti aspetti economici, ecologici e sociali. Barbara Wülser, vicedirettrice della CIPRA International, sottolinea: “solo quando il CIO procederà a una revisione completa dei suoi regolamenti e delle sue strutture, garantirà valori democratici negli Stati ospitanti e verranno considerati i principi dello sviluppo sostenibile sia nella pianificazione che nello svolgimento dei Giochi olimpici invernali, si potrà prendere in considerazione una nuova edizione delle Olimpiadi invernali nelle Alpi”.
Fonte e ulteriori informazioni:
www.cipra.org/it/dossiers/giochi-olimpici-invernali, www.nolympia.de/2014/11/40-empfehlungen-wie-das-ioc-seinen-geschaeftsumfeld-erweitern-will (de), www.olympia-2026.ch (de), http://www.nolympia.de/grunde-gegen-olympia-2018/vertrage-des-ioc/ (de), http://www.olympia-nein.ch/go/aktuelles/meldungen/spgr.php (de), http://www.olympia-nein.ch/go/argumente/wunsch-oder-wirklichkeit.php (de), www.nzz.ch/schweiz/olympische-winterspiele-2026-noch-vier-projekte-im-rennen-ld.115605 (de)