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«E… e… e»

01/10/2018
Jean Horgues-Debat, una sessantina d’anni, reclama il diritto di sbagliare. «Non c’è nessuna norma», afferma. «Possiamo provare, sviluppare, rigettare.»
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Jean Horgues-Debat © Cristian Castelnuovo

Nella veste di direttore di Adrets si è chiesto per anni come garantire i servizi di base nelle regioni rurali. La risposta: far incontrare, connettere, consolidare. Negli anni 1990, ecco un’innovazione: dopo 20 anni di «sperimentazione», come la chiama lui, nelle Alpi francesi sono salite a 80 le cosiddette «maisons des services publics». Queste case combinano sotto un unico tetto l’amministrazione comunale, il servizio sanitario, esercizi commerciali e molto altro ancora. La sua visione: portare l’offerta dalle zone rurali nelle città. «L’accesso è facile e la vicinanza alle esigenze della gente è garantita.»

Horgues-Debat, di professione ingegnere, con il volto da montanaro, le mani di un artigiano e la mente di un filosofo, rappresenta molti degli ingredienti delle innovazioni sociali. «Noi viviamo in un sistema tradizionale che divide, distingue, contrappone.» Lui auspica un cambio di prospettiva. Un sistema complesso non dice «oppure», ma «e… e… e».

Dall’estate 2017 Jean Horgues-Debat, proveniente da Gap nel Dipartimento francese Haut-Alpin, mette le sue esperienze a servizio della CIPRA Francia e ne diviene presidente, la «testa di una rete». Ma si chiede anche: si tratta realmente di una rete? Solo se tutti sono veramente in rete, anche fra di loro, può funzionare.

Di che cosa c’è bisogno per far fiorire le innovazioni sociali? «Non lo so», dice. Non c’è alcuna ricetta, e aggiunge: «Un minimo di varietà di persone, competenze e provenienze.» I processi sono altrettanto importanti dei risultati. Gli ausili sono benvenuti, anche quelli computerizzati. «Dobbiamo usare quello che c’è per migliorare la cooperazione.» Perché tutti ne beneficino c’è bisogno della mediazione delle persone. Perché: «Internet non ascolta.»

archiviato sotto: CIPRA Relazione annuale, I-LivAlps