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Da protezione a gestione territoriale

09/07/2014 / alpMedia
Il Parco nazionale svizzero, nel Canton Grigioni, compie 100 anni. Il primo parco nazionale delle Alpi continua a essere un modello. Tuttavia la situazione delle aree protette non sembra essere delle migliori.
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Il Parco nazionale svizzero: la più grande area protetta della Svizzera è stata il primo parco nazionale delle Alpi e ha svolto un’importante funzione modello anche negli altri Stati alpini. © padmanaba01, flickr

Quando, il 1° agosto 1914, il primo parco nazionale delle Alpi venne inaugurato sotto l’impulso della Lega svizzera per la protezione della natura, oggi Pro Natura, l’obiettivo di protezione era prioritario. Nel 1932 il Parco venne ampliato dagli originari 100 a 170 kmq. La creazione di una zona centrale così vasta esclusa da forme di sfruttamento umano oggi sarebbe difficilmente accettata, afferma Thomas Scheurer, direttore della Commissione ricerca scientifica del Parco nazionale. Nell’istituzione di nuove aree protette spesso viene posta la questione del valore aggiunto che esse possono portare.

Una pluralità di compiti

Sono aumentate le influenze dall’esterno, come quelle esercitate da cambiamento climatico, turismo, traffico o dalla produzione di energia. E con esse anche i compiti sono diventati molteplici e più complessi per l’amministrazione dei parchi. Ora, ad esempio, è indispensabile trattare con diversi partner, sostiene Scheurer, che prosegue “non ci sono soluzioni per il parco, ci sono solo soluzioni regionali”. Come “modello di collaborazione” il ricercatore cita la rimodulazione delle portate rilasciate dagli impianti idroelettrici nel torrente Spöl. Una questione aperta è invece quella del traffico in crescita costante sulla strada del passo di Forno e verso Livigno/I, che attraversa tutto il territorio del parco.

Dal 1914 il Parco nazionale svizzero ha svolto la funzione di modello per molte altre aree protette nelle Alpi, caratterizzate da compiti e orientamenti in parte anche molto diversi. Secondo Guido Plassmann, della Rete delle aree protette alpine Alparc, sono sempre di più le aree protette comprendenti al loro interno spazi insediativi. Queste oltre agli obiettivi protezionistici devono prendere in considerazione anche compiti di sviluppo regionale. Le aree protette devono inoltre garantire molti servizi ecologici, non sempre quantificabili in termini monetari – “La conservazione della biodiversità non si può esprimere in euro”.

Sviluppi bloccati

Molte aree protette sono attualmente prive di mezzi finanziari, di competenze e di un chiaro orientamento strategico. In Italia, ad esempio, dei 24 parchi nazionali esistenti solo tre dispongono attualmente di un consiglio direttivo. Essi sono quindi privi di una direzione strategica e sono perciò ancor più sottoposti a influenze dall’esterno. Uno dei quattro parchi storici, il Parco nazionale dello Stelvio, si trova in una situazione in cui rischia di essere smembrato in tre parti a causa di interessi regionali. Verrebbe così a mancare una gestione unitaria. Anche in Francia le aree protette vengono ostacolate in vari modi. I rappresentanti dei comuni del Parco nazionale della Vanoise, per timore di condizionamenti, stanno bloccando la Carta, un documento contenente linee direttive che era stato sviluppato con un ampio processo partecipativo. La sua approvazione avrebbe consentito una cooperazione a lungo termine tra il parco e i comuni del territorio circostante.

Fonte e ulteriori informazioni: http://www.nationalpark.ch/go/jubilaeum/jubilaum/entsehung-und-entwicklung (de), http://www.wwf.it/news/sala_stampa/?8880/Ripartiamo-dai-parchi (it), http://www.mountainwilderness.fr/se-tenir-informe/actualites/parc-de-la-vanoise-une-charte.html (fr)

archiviato sotto: alpMedia 07/2014