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A cosa le serviamo?

07/02/2011 / Andreas Götz
Normalmente, a questo punto della rivista, mi sforzo di scrivere qualcosa di divertente, ma di fronte al tema «20 anni di Convenzione delle Alpi» mi è un po’ passata la voglia di ridere. Evidentemente, in questo periodo storico la Convenzione delle Alpi non è importante per le Parti contraenti.
Andreas Götz
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Andreas Götz © CIPRA International
È vero che qualche Stato fa passi avanti, qua e là si vedono incentivi finanziari per l’attuazione a livello nazionale, in qualche caso isolato i tribunali prendono atto che la Convenzione delle Alpi ha validità nella giurisprudenza nazionale, alcuni Stati spendono addirittura soldi per cooperazioni e progetti internazionali.
Eppure che succede là nello spazio alpino, dove le persone fanno domande e chiedono insistentemente risposte? Non che non succeda nulla. Ma quello che accade, nella grande maggioranza dei casi, viene dalla base, dalle organizzazioni non governative e dalle reti, da Parchi nazionali e comuni. Là dove gli Stati sarebbero chiamati a realizzare progetti internazionali e a rafforzare le reti per attuarli, domina un vuoto svogliato. Basti osservare la tragica vicenda del piano d’azione per il clima. La CIPRA lo ha chiesto ai ministri, i quali gentilmente hanno incaricato i loro funzionari di elaborare un documento valido per tutto l’arco alpino. Trenta pagine e - niente: non deve costare niente, non deve cambiare niente, deve solo dare l’impressione di un certo attivismo.
La CIPRA esige che la Convenzione delle Alpi acquisti finalmente una visibilità internazionale. Siamo felici che il Comitato permanente della Conferenza delle Alpi rediga dichiarazioni piene di contenuti, che il Segretariato permanente pubblichi preziose relazioni sullo stato delle Alpi e i gruppi di lavoro e le piattaforme mettano a disposizione importanti conoscenze. Ma adesso vogliamo vedere i fatti! Nei prossimi anni, per ogni relazione e per ogni dichiarazione chiederemo insistentemente: «Dov’è il progetto che trasmette queste nozioni alle persone? Dov’è la volontà politica di cambiare qualcosa? Dov’è la disponibilità a investire denaro per dare visibilità alla Convenzione?» Se gli Stati non sono pronti a fare grandi progetti comuni e a rafforzare le reti di attuazione, anche noi presto dovremo chiederci: che cosa ne abbiamo noi da questa Convenzione? E a che cosa le serviamo?