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Allarme a St. Moritz

09/06/2008 / Rainer Nübel
Per impedire il degrado, Hanspeter Danuser, direttore dell’Ente turistico del luogo di villeggiatura blasonato,­ propone che le seconde case vuote siano affittate ai turisti.
Image caption:
Un conflitto latente «top of the world»: Hanspeter Danuser intende chiedere l’affitto obbligatorio per le seconde case a St. Moritz. © Frank Schultze/Zeitenspiegel
Hanspeter Danuser è abituato da tempo a resistenze­ e rifiuti. Quando, negli anni ottanta, il direttore dell’Ente turistico di St. Moritz rilanciò il Glacier Express­, molti politici comunali ed esperti di turismo lo presero per pazzo. Che scopo aveva ripristinare la vecchia e sgangherata ferrovia nel luogo di vacanza più esclusivo della Svizzera? «Dieci anni dopo avevamo moltiplicato per dieci il numero di viaggiatori, più di 200.000 passeggeri», il distinto signore se la ride con malizia, strizzando gli occhi vispi. Oggi, il Glacier Express attraversa le Alpi svizzere e rappresenta una delle maggiori attrazioni turistiche.

Una richiesta coraggiosa
Danuser, 60 anni, ha di nuovo seminato parecchio scompiglio in questo mondo vacanziero di belli, ricchi e ricchissimi, situato a 1856 metri sopra il livello del mare. E anche altrove. Il capo dell’Ente turistico, in carica da 29 anni, ha suonato l’allarme: nell’Alta Engadina i prezzi immobiliari sarebbero ormai alle stelle, il numero dei posti letto negli alberghi in netto calo. E, soprattutto, le seconde case vengono sfruttate­ pochissimo. Danuser è perfettamente conscio del fatto che in Svizzera la «proprietà privata è una vacca sacra». E qui più che altrove: accanto a Zurigo e Ginevra, infatti, St. Moritz è per tradizione un paradiso immobiliare per la categoria dei ricchissimi. Malgrado ciò il direttore osa andare all’attacco: all’inizio del 2007 ha chiesto per la prima volta pubblicamente che una parte degli acquirenti di nuove seconde case nella regione di St. Moritz conceda il proprio immobile in affitto ai turisti per il periodo non utilizzato. In altri termini: l’obbligo dell’affitto.

I numeri parlano da sé
Danuser, 60 anni, ha di nuovo seminato parecchio scompiglio in questo mondo vacanziero di belli, ricchi e ricchissimi, situato a 1856 metri sopra il livello del mare. E anche altrove. Il capo dell’Ente turistico, in carica da 29 anni, ha suonato l’allarme: nell’Alta Engadina i prezzi immobiliari sarebbero ormai alle stelle, il numero dei posti letto negli alberghi in netto calo. E, soprattutto, le seconde case vengono sfruttate­ pochissimo. Danuser è perfettamente conscio del fatto che in Svizzera la «proprietà privata è una vacca sacra». E qui più che altrove: accanto a Zurigo e Ginevra, infatti, St. Moritz è per tradizione un paradiso immobiliare per la categoria dei ricchissimi. Malgrado ciò il direttore osa andare all’attacco: all’inizio del 2007 ha chiesto per la prima volta pubblicamente che una parte degli acquirenti di nuove seconde case nella regione di St. Moritz conceda il proprio immobile in affitto ai turisti per il periodo non utilizzato. In altri termini: l’obbligo dell’affitto.Danuser afferma di essere stato sollecitato da diversi sindaci dell’Alta Engadina ben consci del problema delle seconde case vuote. Per sottolineare l’urgenza dell’intervento, Danuser si affida alle cifre concrete: il 58 percento di tutte le abitazioni dell’Alta Engadina sarebbero seconde case. I proprietari sono svizzeri o provengono dall’estero. Solo 18.000 dei 100.000 letti complessivi vengono usati dalla popolazione locale e 5.000 circa da lavoratori stagionali. I restanti 75.000 e più sono posti letto per gli ospiti. Ma solo 40.000 di questi vengono affittati ai turisti. Il direttore dell’Ente turistico alza la voce sonora: «i letti delle seconde case sono occupati in media per sole quattro-cinque settimane all’anno.»
E soprattutto nel breve periodo attorno a Natale o Capodanno­ oppure in febbraio, durante l’alta stagione­ turistica. In questi periodi, oltre che dagli ospiti degli alberghi, St. Moritz e l’Alta Engadina sono invasi soprattutto da diverse decine di migliaia di auto degli utenti delle seconde case. Danuser precisa: «tutto deve essere organizzato in funzione di questo picco.» In altre parole: la smisurata infrastruttura dedicata al traffico in questo paese di 5.000 abitanti è stata creata per le poche settimane all’anno in cui le seconde case sono occupate. Una follia dal punto di vista ecologico. E, oltre a ciò, il direttore dell’Ente turistico critica il fatto che le case e gli appartamenti vuoti sono riscaldati per tutto l’inverno.

Costi elevati – bassa produttività
L’edilizia locale ci guadagna nella costruzione delle seconde case. Danuser fa presente che perlomeno nella fase di investimento anche le casse del comune ne beneficiano. Ma conferma anche: la creazione di valore associabile ai letti nelle seconde case corrisponde ad appena un decimo di quella dei posti letto negli alberghi: «la produttività è scarsissima.» Agli utenti poco presenti delle seconde case, St. Moritz deve però offrire tutto, l’intera infrastruttura. Il che significa costi­ elevati e una scarsa redditività.
Le restrizioni imposte alla costruzione di seconde case dagli aventi diritto al voto dell’Alta Engadina nel giugno 2005 hanno fatto ulteriormente impennare­ i prezzi degli immobili, sostiene Danuser. «Invece di 400 appartamenti all’anno, in tutta la valle se ne possono costruire solo 100.» Ma la domanda continua a salire. E i prezzi esplodono. «Nelle belle posizioni il metro quadro costa ormai 35.000 Franchi. Si tratta di valori estremi.» Questi prezzi astronomici sono alla portata dei superricchi amanti di St. Moritz, provenienti della Svizzera e dall’estero. Per la popolazione­ residente, però, non lo sono più da tempo. «Non possono quasi più permettersi un’abitazione», afferma Danuser. «Qualche volta le differenze di reddito fra loro e i ricchi turisti sono incredibili. E la forbice­ continua ad allargarsi.» Un altro sviluppo che va assolutamente fermato: il «top of the world» non si può permettere­ conflitti latenti fra la popolazione che vi risiede da anni e i nuovi cittadini; ne va del buon nome di St. Moritz.

La ricerca di una soluzione
Danuser si rifiuta di usare la brutta parola «affitto forzato» quando illustra la sua proposta clamorosa. E men che meno ama parlare di «esproprio». Preferisce parlare di una «soluzione mista» per il prossimo futuro: gli immobili più pregiati, quelli costosissimi, saranno venduti ai superricchi. In parallelo però devono­ essere­ definite le «seconde case date in gestione». Queste - spiega Danuser - non si trovano nelle posizioni più pregiate, ma sono anche meno costose, perché usate solo in parte dai proprietari e per il resto del tempo sarebbero messe a disposizione di una struttura apposita­ che provvederebbe a darle in affitto. Per Danuser il secondo fine sarebbe quello di allentare,­ o forse addirittura­ abolire le restrizioni a livello di acquisto­ di queste seconde case date in gestione.
Il direttore dell’Ente turistico è abbastanza realista da sapere che i ricchissimi non accetterebbero mai il vincolo dell’affitto. «Per questo ceto non è immaginabile. Quando vengono qui in vacanza si fanno precedere da un camion blindato che trasporta i dipinti originali di Picasso.» Ma ci sarebbe anche un ceto medio di persone benestanti che desiderano avere qualcosa di proprio a St. Moritz. «Sono convinto che almeno un terzo degli interessati all’acquisto sarebbe disposto ad accettare questo vincolo, pur di poter acquistare l’immobile.»
Che cosa induce un manager nel settore del turismo a formulare un pensiero del genere? Danuser è preoccupato del fatto che in futuro la popolazione locale si potrà permettere di vivere solo ai margini del paese e diverse residenze nel centro storico potrebbero rimanere­ vuote. «Temo che il centro storico si spopoli»,­ conferma.
Quando, all’inizio del 2007 in un’intervista a un giornale aveva formulato per la prima volta la sua proposta, molti avevano parlato di «esternazioni senili di un marxista radicale di montagna». Nel frattempo però anche alcuni «borghesi intelligenti» hanno capito­ che questa è la strada da percorrere. Funziona così da molti anni anche a Whistler Mountain in Canada,­ dove «la seconda casa viene usata per un mese in inverno e uno in estate e per il resto del tempo deve essere concessa in affitto.»
A inizio estate 2007 Danuser registra le prime reazioni politiche a livello cantonale: il consigliere di Stato grigionese, Hansjörg Trachsel, Direttore del dipartimento dell’economia pubblica e socialità, lo ha invitato a far parte di un nuovo gruppo di lavoro «seconde case». Danuser è ottimista e crede che la sua idea avrà successo. È abituato a resistenze e rifiuti. E ancora una volta sulle sue labbra compare un sorriso malizioso.