Paesaggio e tempo libero
Tendenze e sfide
Le Alpi sono una delle aree turistiche e ricreative più importanti d’Europa. L’enorme varietà di paesaggi ed ecosistemi consente un’ampia gamma di attività per il tempo libero. Questo rende il paesaggio alpino vulnerabile e allo stesso tempo una pedina alla mercé di interessi egoistici a breve termine. Rischia di essere sovrasfruttato a causa delle innumerevoli pressioni e richieste. In molte località il limite di carico è già stato raggiunto o superato. In seguito alla riscoperta di aree naturali poco sfruttate, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, nuove aree finora poco frequentate rischiano di subire un analogo destino (cfr. “Paesaggi non sfruttati”).
A quali condizioni il paesaggio e la natura possono continuare ad essere utilizzabili da tutti? Sono necessarie limitazioni di accesso in aree particolarmente sensibili e come possono essere negoziate? Le risposte a queste domande riflettono i valori culturali che attribuiamo al paesaggio, come la funzione ricreativa, il tempo libero, la memoria o l’avventura.
Richieste
La gestione dei paesaggi per il tempo libero richiede il coinvolgimento di tutti gli utenti: gli abitanti delle città, gli appassionati delle attività all’aria aperta, coloro che sono semplicemente in cerca di svago, così come la popolazione rurale che vive e lavora nel territorio alpino e le persone che abitano saltuariamente nelle Alpi e fanno la spola tra montagna e pianura. Questo non significa affatto che ognuno possa far valere i propri interessi. Ciò che serve è un dialogo guidato tra le parti coinvolte e misure di indirizzo per un turismo con un senso del limite, che preservi la qualità del paesaggio e della natura e contribuisca al suo miglioramento.
La qualità del dialogo e dei risultati dipende in misura determinante dalla qualità dei rapporti città-campagna e dalla disponibilità ad assumersi e a condividere le responsabilità. A tal fine sono necessarie misure di sensibilizzazione. Si tratta di conoscere, sperimentare e apprezzare meglio il paesaggio “non abbellito” o “non attrezzato”. Ciò consente alle persone coinvolte di riconoscere che il valore del paesaggio e la perdita di qualità del paesaggio è un prezzo troppo alto da pagare per coltivare un hobby o per massimizzare i profitti a breve termine. Il prezzo del paesaggio può essere fissato in termini monetari, mediante offerte o un accesso più difficoltoso. In ogni caso, deve tener conto della giustizia sociale tra gli attori odierni e le generazioni future.
La costruzione di nuove infrastrutture turistiche dovrebbe essere limitata ad aree già intensamente utilizzate. Le aree precedentemente non sviluppate ed intatte, invece, dovrebbero essere preservate da nuove infrastrutture. La CIPRA si oppone, inoltre, agli aumenti di capacità delle infrastrutture. Quando si costruiscono o si ampliano nuove infrastrutture per il tempo libero, occorre assumersi la responsabilità nei confronti della natura, del paesaggio e di un alto livello di cultura edilizia.
Un’altra questione centrale è la presenza di infrastrutture per il tempo libero non più utilizzate. Con l’aumento delle temperature e il venir meno della garanzia della neve, molti impianti di risalita stanno diventando inutilizzabili. La CIPRA chiede lo smantellamento sistematico di questi impianti ormai inservibili. Per ridurre la pressione sui paesaggi finora non sfruttati, il turismo sciistico dovrebbe concentrarsi sulle aree già sfruttate*.
* Cfr. Posizione della CIPRA "Transizione nel turismo invernale"