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Montagne innevate, paesaggi intatti, notti stellate: l’immagine dell’inverno nelle Alpi, trasmessa dagli operatori turistici, fa sempre più fatica a trovare corrispondenza nella realtà. Piste di neve artificiale, mezzi battipista sferraglianti, cannoni da neve e bacini di accumulo sono le conseguenze del turismo invernale intensivo. Allo stesso tempo si assiste a un calo costante dei turisti che frequentano le Alpi per sciare. Il turismo invernale nelle Alpi è in crisi. Come correre ai ripari?
“Per restare competitivi dobbiamo rendere lo sci più attraente. Avanti con gli investimenti dunque!”, affermano alcuni. Chiedono quindi impianti di risalita più grandi e più veloci, più impianti di innevamento e collegamenti tra comprensori sciistici. I gestori delle funivie, il comune e l’investitore si mettono rapidamente d’accordo. Altri mettono in guardia dai danni all’ambiente, dal peso dell’indebitamento, dal rischio derivante dal puntare tutto in un’unica direzione. Ma alle voci critiche non viene dato ascolto.
Vengono così costruiti nuovi bacini di accumulo, le ruspe entrano in azione per creare collegamenti tra piste e viene realizzata una nuova funivia attraverso una valle finora intatta.
Nonostante gli ingenti investimenti, i nuovi arrivi non decollano. E dopo un paio di anni non si fanno più vedere: la regione confinante se li è accaparrati con una politica dei prezzi aggressiva. Per la produzione di neve, le temperature sono state troppo elevate per molti giorni; non ci sono alternative. Le casse del comune sono vuote.
Per gli abitanti ciò ha serie conseguenze: si trovano in una situazione di stallo, tra edifici abbandonati e zone sciistiche con prati verdi e alberghi vuoti, il comune è indebitato, i giovani non trovano lavoro. I fratelli Marco e Thomas, come molti della loro generazione, si trasferiscono in città.
Dopo una dura giornata di lavoro, i tre fratelli Maria, Luca e Simon sono seduti al tavolo della locanda Edelweiss. “Così non si può andare avanti”, dice Maria, gestrice della locanda. Luca, il falegname, le dà ragione: “Non ci sono quasi più commesse”. E Simon, addetto agli impianti di risalita, sbatte la mano sul tavolo: “Allora dobbiamo fare qualcosa!”. Proseguono a discutere fino a tarda notte.
Alcuni mesi dopo, nel menù della locanda Edelweiss è comparsa una zuppa di erbe spontanee. Luca sta costruendo con legno locale un’oasi wellness per gli ospiti della sorella. E Simon ha ridotto l’impegno agli impianti di risalita a un lavoro part time: d’estate e d’inverno accompagna gli ospiti dell’hotel alla vicina “Grotta dell’orso” dove racconta con maestria storie e leggende locali, facendo vivere a giovani e meno giovani emozioni, meraviglia e anche qualche brivido.
Stimolati dallo spirito di iniziativa dei tre fratelli, altri in paese seguono il loro esempio. L’offerta turistica della destinazione diventa più varia e articolata. Come la famiglia Schmid, anche altri turisti arrivano in treno, trovando il loro bagaglio ad attenderli nella camera d’albergo. Durante la notte ha nevicato e al mattino i bambini possono provare le prime discese nella locale scuola di sci. Al pomeriggio tutta la famiglia fa una gita alla “Grotta dell’orso”.
Anche il paesaggio si è trasformato: spariti i bacini di accumulo, niente piste livellate o nuovi collegamenti sciistici. Quando c’è neve, gli skilift continuano a funzionare. E quando non c’è, le persone continuano a venire volentieri a trascorrere le vacanze qui, perché la destinazione turistica ha sviluppato una ricca offerta per valorizzare la cultura e la natura del luogo – e per rilassarsi e lasciare semplicemente vagare la mente.
Cittadine e cittadini, politici, imprenditori e vicini si siedono attorno a un tavolo e si scambiano idee sul proprio futuro. Quali sono le opportunità e le potenzialità che a lungo termine potrebbero renderli indipendenti dal turismo invernale?
Essi decidono di fare un esperimento: a scuola i bambini e i ragazzi ricevono un foglio bianco con il compito di disegnare i desideri per il loro paese. Il risultato è differenziato: Marc disegna una scuola, in modo da non dover andare a scuola in città, come accade ora alla sua cugina prediletta. Aurel vorrebbe molti alberi, perché da grande vuole fare il forestale. E Sophia disegna un forno, perché ogni giorno vuole preparare una torta, seguendo le ricette della nonna.
Gli adulti si lasciano contagiare dai sogni dei bambini. Si sviluppa una discussione sulle potenzialità e le opportunità della regione. Un centro di competenze per il legno sarebbe una buona idea, pensa il falegname Luca: i boschi sono molto estesi, c’è spazio disponibile e molte conoscenze sulla lavorazione del legno.
Con la realizzazione del sogno nasce un nuovo paesaggio. Nessuno rimpiange di aver rinunciato al turismo invernale, poiché si sono aperte nuove opportunità di reddito. Il centro di competenze per il legno è stato realizzato e ben presto si è guadagnato una buona reputazione in tutto il Paese.
Quali domande devono porsi le destinazioni di sport invernali? Potete informarvi nel nostro dossier sul «Turismo invernale nelle Alpi». Qui sono disponibili informazioni di approfondimento, esempi e idee per nuove strade.
CIPRA 2017
Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi
CIPRA Internazionale
www.cipra.org
Illustrazione: Johannes Gautier