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Obiettivi di sviluppo sostenibile

28/11/2019
Nell’Agenda 2030 le Nazioni Unite hanno formulato un totale di 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Che cosa significa questo per le Alpi?
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Che cos'è l'Agenda 2030?

L'Agenda 2030 è un programma d'azione giuridicamente non vincolante, ma universalmente valido, concordato fra tutti i 193 stati membri delle Nazioni Unite. Essa offre un quadro di riferimento per gli sforzi internazionali e nazionali volti a risolvere le sfide globali. Questo accordo, stabilito nel 2015, prevede essenzialmente 17 obiettivi, i cosiddetti «Sustainable Development Goals» (SDG), chiamati anche obiettivi di sostenibilità, con un totale di 169 traguardi o target. Il messaggio: l'intera comunità mondiale, dai governi attraverso la società civile fino al settore privato, viene invitata ed esortata a risolvere congiuntamente le pressanti sfide a livello mondiale.

Quali sono esattamente le raccomandazioni dell'Agenda 2030?

Noi membri della comunità internazionale - anche nei paesi alpini - percepiamo sempre più a livello sociale, ecologico ed economico le conseguenze negative dei nostri consumi. La diversità delle specie diminuisce inesorabilmente, le tensioni sociali aumentano a causa della crescente disuguaglianza sociale, aumentano gli eventi meteorologici estremi. Dobbiamo cambiare drasticamente il nostro stile di vita (occidentale) e le nostre forme di economia ed orientare le nostre attività in modo da contribuire al raggiungimento degli obiettivi SDG entro il 2030 – e cioè entro soli undici anni. Affrontare il cambiamento climatico e favorire uno sviluppo sostenibile sono due lati della stessa medaglia, che si rafforzano a vicenda. Uno sviluppo sostenibile è possibile solo insieme a misure per la protezione del clima. Molti degli SDG sono perciò indirizzati anche alle cause centrali della crisi del clima, quali l'industria e l'agricoltura, il turismo e la mobilità, la produzione e i consumi.

Che cosa ha che fare tutto ciò con le Alpi?

Le Alpi sono uno dei maggiori spazi naturali connessi d'Europa con natura, cultura e storia specifiche e varie. Le Alpi sono lo spazio di vita, economico e di ricreazione per circa 14 milioni di persone. I ghiacciai, la neve e la pioggia sono essenziali per l'approvvigionamento con acqua potabile e per l'agricoltura. In quanto comunità alpina e parte dei vari stati membri delle Nazioni Unite, anche noi abitanti delle Alpi siamo tenuti a fornire il nostro contributo, ad occuparci di questioni quali il cambiamento demografico, la globalizzazione e l'approvvigionamento energetico, e a trovare soluzioni per i problemi imminenti – a livello statale e non.

Qual è il contributo dei governi e della società civile agli SDG?

Alcuni stati alpini stanno già affrontando gli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite. La Slovenia, ad esempio, si è dotata di una «Roadmap 2013-2030», creata con la partecipazione della società civile. In Francia una commissione generale segue gli obiettivi di sostenibilità, ma senza la partecipazione di ONG. In Austria, vista la mancanza di un piano nazionale di implementazione, 140 organizzazioni hanno costituito la «SDG Watch Austria». «L'approccio strategico all'Agenda 2030 ai massimi livelli politici deve essere messo all'ordine del giorno», dice Annelies Vilim, cofondatrice di questa unione. La Svizzera elabora dal 1997 un documento strategico quadriennale per lo sviluppo sostenibile. Dopo l'approvazione dell'Agenda 2030, nel 2015 ha commissionato un inventario nazionale. Nel Principato del Liechtenstein è l'Ufficio degli affari esteri ad avere la competenza sugli SDG, cui nel programma di governo però è dedicata una sola frase. Anche qui le ONG, fra cui la CIPRA Internazionale, si sono messe insieme per raccordare le iniziative della società civile per i SGD con la politica.

Gli SDG sono la misura di ogni cosa?

No – e sì. La Convenzione delle Alpi esiste dal 1991, molto prima cioè degli SDG. In quanto trattato vincolante fra tutti gli stati alpini promuove uno sviluppo ecologico, sociale ed economico compatibile delle Alpi. Con i suoi Protocolli e le sue attività, la Convenzione contribuisce in modo determinante al raggiungimento degli SDG. Benché la Convenzione delle Alpi e gli SDG siano strumenti di natura diversa, si sostengono a vicenda: il Sistema Alpino di Obiettivi per il clima 2050 si orienta espressamente agli SDG, alla Convenzione quadro sul clima delle Nazioni Unite e agli obiettivi dell'Accordo sul clima di Parigi 2015. Il neo costituito «Gruppo di lavoro Difesa del suolo» della Convenzione delle Alpi si basa sugli SDG così come la 7° Relazione sullo stato delle Alpi «Governance del rischio nel contesto dei pericoli naturali». «Nei prossimi anni ci impegneremo per raggiungere un collegamento ancora maggiore con gli SDG», afferma Alenka Smerkolj, Segretaria generale della Convenzione delle Alpi. «La Convenzione delle Alpi è infatti una delle poche organizzazioni internazionali che sta già attuando molti degli SDG attraverso le sue attività e i suoi progetti».

E dopo il 2030?

Con l’esaurirsi dell'Agenda 2030 il tema non verrà certamente cancellato. L'obiettivo di un modo di vivere e di un'economia sostenibili, che consuma meno risorse e ci permette comunque una buona qualità di vita, continuerà ad essere in primo piano, forse sotto un nome diverso. Ai fini di questo cambiamento dobbiamo affrontare gli accordi non vincolanti e i documenti strategici con la stessa serietà dei contratti e delle convenzioni vincolanti. «C'è bisogno di nuove strutture in cui la politica, le amministrazioni, la ricerca, l'economia e la società civile possano collaborare in modo ottimale», afferma Annelies Vilim. Alla fine di maggio 2019, in occasione della conferenza annuale di SDSN Switzerland, Dirk Messner, direttore dell'Istituto dell'ambiente e della sicurezza umana all'Università delle Nazioni Unite a Bonn/D, ha ribadito il concetto: «La vera difficoltà perché il cambiamento possa aver luogo è il coordinamento dell'azione congiunta.»