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Agenda olimpica 2020

30/11/2016
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© wwwupertal/ flickr.com, edited

Negli ultimi anni l’immagine dei Giochi olimpici invernali ha subito un notevole appannamento: massicci sforamenti dei budget preventivati, distruzioni ambientali e ingiustizia sociale hanno sollevato critiche a livello mondiale. Come reazione il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha annunciato l’introduzione di modifiche innovative attraverso “Agenda 2020”. Tuttavia la riforma non mantiene quanto promette.

Per lo svolgimento dei Giochi olimpici invernali 2022 sono rimasti infine solo due candidati dei nove iniziali: i regimi dittatoriali del Kazakistan e di Pechino. I Grigioni, Monaco di Baviera, Cracovia, Barcellona, Stoccolma e Oslo hanno rinunciato alla candidatura per l’opposizione della popolazione o per i costi eccessivi. Il CIO ha reagito a queste critiche e ha annunciato una serie di riforme innovative, la cosiddetta “Agenda olimpica 2020”. I Giochi dovrebbero diventare più trasparenti, sostenibili e meno costosi. Il risultato si è concretizzato in 40 raccomandazioni approvate dal CIO all’unanimità l’8 e il 9 dicembre 2014 a Monaco di Baviera.

Sostenibilità in tutte le salse

Nelle raccomandazioni 4 e 5 dell’Agenda 2020 il termine “sostenibilità” viene citato ben 10 volte. Il Paese ospitante i Giochi olimpici deve elaborare una strategia di sostenibilità e attuare misure di sostenibilità. Non viene però definito con precisione quali caratteristiche debbano avere queste misure, quali standard debbano essere rispettati e quali siano i contenuti di una strategia. Le raccomandazioni sono formulate in linea molto generale, ma danno una buona impressione ad una lettura superficiale: occorre aumentare la trasparenza, ridurre i costi e rafforzare il comportamento etico. Complessivamente rimane tuttavia un grande margine di interpretazione. Mancano modifiche sostanziali delle strutture e dei regolamenti del CIO, così come la garanzia di valori democratici dei Paesi ospitanti.

La scelta del CIO rivela il vero volto di “Agenda 2020”

Un anno dopo l’approvazione della riforma il CIO ha deciso, a votazione segreta, di assegnare a Pechino i Giochi olimpici invernali 2022. La regione attorno a Pechino è una delle aree più aride del pianeta, a Yangqing, località dove si disputeranno le discipline alpine, non nevica praticamente mai. Per far fronte al problema si ricorrerà all’utilizzo a tappeto di neve artificiale, peggiorando ulteriormente la scarsità d’acqua della regione. Solo una minima parte degli impianti sportivi è già presente, la maggior parte sarà costruita appositamente per l’evento olimpico. Ciò determinerà costi ingenti e un pesante impatto sull’ambiente naturale. Almaty, la città candidata del Kazakistan, disponeva già di otto dei 14 impianti sportivi richiesti, situati inoltre nel raggio di 30 km. Ma c’era soprattutto un argomento molte forte e persuasivo a favore di Almaty: la neve. Nonostante tutto ciò, gli impianti usati non sono riusciti ad avere la meglio rispetto alla prospettiva di nuovi e sfarzosi impianti olimpici a Pechino. Ben diverso avrebbe dovuto essere un serio segnale in direzione della sostenibilità.

 

Fonte e ulteriori informazioni:

www.olympic.org/olympic-agenda-2020 (en)

www.olympia-2026.ch (de)

www.nolympia.de/2014/11/40-empfehlungen-wie-das-ioc-seinen-geschaeftsumfeld-erweitern-will (de)

www.sueddeutsche.de/sport/ioc-gipfel-in-monte-carlo-alles-huebsch-inszeniert-1.2259631 (de)

www.sueddeutsche.de/sport/olympische-winterspiele-wenigstens-schneits-in-almaty-1.2587183 (de)