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Punto di vista: La società alpina non dimentichi i migranti

18/04/2018 / alpMedia
Mentre Eusalp persegue l’obiettivo di unire le Alpi, dei migranti muoiono ai confini tra stati alpini. Francesco Pastorelli, direttore di CIPRA Italia, chiede: dove sta andando a finire l’Europa accogliente, solidale, tollerante?
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Francesco Pastorelli, Direttore di CIPRA Italia

Una giovane donna nigeriana muore dopo aver dato alla luce un bimbo in un ospedale di Torino. Riportata in Italia da gendarmi francesi che l’avevano arrestata mentre tentava con altri migranti di attraversare, di notte, nella neve, il Colle della Scala, tra Italia e Francia, e lasciata da sola, al freddo, alla stazione di Bardonecchia dagli stessi gendarmi.

Una guida alpina francese rischia una condanna fino a cinque anni per avere soccorso nei pressi del valico del Monginvero una donna migrante all'ottavo mese di gravidanza. Gendarmi francesi fanno irruzione in una struttura di accoglienza per profughi, sempre a Bardonecchia. Episodi sempre più frequenti alle frontiere alpine.

Mentre le regioni alpine lavorano per unire le Alpi attraverso la Strategia europea per le Alpi (EUSALP), gli stati nazionali si chiudono su sé stessi. Dov’è finito lo spirito solidale dell’Unione Europea? Possiamo continuare ad occuparci nell’ambito della Convenzione delle Alpi di ambiente e paesaggio, di trasporti e turismo mentre nella neve e nel gelo dei valichi alpini esseri umani mettono in pericolo la loro vita dopo averla già rischiata tentando di attraversare il mare e il deserto? Soluzioni al problema dell’emigrazione sono difficili da trovare, e non è questa la sede per stabilire come ripartire i profughi, se accoglierli o respingerli. Ma non possiamo accettare che nelle Alpi, nella ricca Europa, chi scappa da guerre e fame oltre a trovare muri e filo spinato non venga assistito e che coloro che danno assistenza rischino l’incriminazione e la reclusione. Allo stesso tempo anche i piccoli comuni situati presso le frontiere non possono essere lasciati da soli a fronteggiare la disperazione.

Per fortuna diverse organizzazioni umanitarie ed iniziative locali si sono attivate sia a Briançon, in Francia, che a Bardonecchia; i piccoli comuni di montagna fanno del loro meglio, come Ostana, che coni suoi 80 abitanti ospita sei profughi provenienti dal Pakistan.

Le organizzazioni che operano nelle Alpi come la CIPRA o la Rete di comuni «Alleanza nelle Alpi» sono consapevoli dell’importanza di una società alpina pluralista e multiculturale integrata ed operano in tal senso. Tuttavia non possiamo limitarci a portare avanti progetti di cooperazione internazionale, ancorché su tematiche sociali. Dobbiamo far aprire gli occhi alle istituzioni internazionali finora passive o indifferenti nei confronti delle vicende drammatiche che si verificano alle frontiere, evidenziando come alle dichiarazioni di apertura e accoglienza si contrappongono nella realtà chiusura e paura.

La storia degli abitanti delle Alpi è fatta di migrazioni: intere generazioni di montanari hanno lasciato le loro terre alla ricerca di maggior fortuna in pianura, nelle città industriali, in altri paesi ed in altri continenti contribuendo al loro sviluppo. Molti di loro sono rientrati con un ricco bagaglio di esperienze, competenze, contatti e risorse finanziarie, contribuendo allo sviluppo della loro terra d'origine. Possiamo imparare molto dalle loro storie per affrontare le sfide di oggi.