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Punto di vista: Liberarsi dall’incubo dell’UNESCO

29/07/2019 / alpMedia
Le Dolomiti italiane lo hanno già, la strada alpina austriaca del Grossglockner potrebbe presto ottenerlo: è lo status di Patrimonio UNESCO dell’umanità. Nelle Alpi sono sempre di più le destinazioni turistiche che vi ambiscono. Andreas Riedl, direttore della CIPRA Alto Adige, invita a essere più cauti con il riconoscimento UNESCO.
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Andreas Riedl, direttore della CIPRA Alto Adige

Dieci anni fa il Comitato per il Patrimonio dell’umanità ha decretato l’inserimento di nove settori delle Dolomiti nel patrimonio naturale mondiale. Oggi però anche il marketing turistico di questa regione UNESCO non riesce più a contenere quell’incubo che esso stesso ha evocato. Ciò che serve in questi luoghi sono strategie credibili in grado di preservarne l’unicità, alle quali anche il turismo deve attenersi.

Gli obblighi relativi alla protezione e conservazione dell’integrità di quelli che sono per l’UNESCO gli «eccezionali valori universali» delle Dolomiti stanno passando sempre più in secondo piano. Sul Lago di Braies in Alta Val Pusteria/I l’incubo è ormai fuori controllo. Il battage creatosi intorno al lago su Instagram, in seguito ad una serie TV italiana e alla fama derivatagli dalla nomina UNESCO hanno trasformato quella che era una perla nascosta in un polo d’attrazione turistica. La strada d’accesso al lago è molto stretta e collassa immancabilmente a causa del traffico. Altrove ci si attrezza con recinti e tornelli, per gestire nella maniera più ordinata possibile comitive smaniose di fotografare, come nel caso della chiesetta di San Giovanni in Ranui in Val di Funes/I. Nell’eccezionale paesaggio che fa da corona ai valichi delle Dolomiti il rimbombo del traffico è un rumore costante. Agli ingorghi stradali si cerca di porre riparo con idee assurde come l’istituzione di pedaggi e divieti di circolazione nel caso di eventi sui monti. E ciononostante gli imprenditori del turismo vogliono continuare a spettacolarizzare lo status di patrimonio naturale dell’umanità – magari con una torre di vetro sui monti e altri gingilli.

Se è questa la prospettiva per i prossimi dieci anni di Dolomiti Patrimonio naturale dell’umanità, non posso far altro che dire “no, grazie!”. Se è questo il genere di valorizzazione portato dal titolo UNESCO, ne facciamo volentieri a meno. Non bastano un trattamento di bellezza e qualche buona intenzione per sbarazzarsi dell’incubo del turismo di massa che noi stessi abbiamo evocato. Un riconoscimento UNESCO ci obbliga a proteggere e conservare questi luoghi e paesaggi straordinari. Eleggere a patrimonio mondiale la strada alpina a pedaggio del Grossglockner, in modo che vi siano ancora più veicoli a percorrerla, non è la via giusta.

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