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La motivatrice movimentata

27/06/2023 / Michael Gams, CIPRA International
In passato Andrea Szabadi-Heine ha scalato la vetta dell’Aconcagua, oggi è felice ogni volta che riesce a salire un gradino. In seguito ad un incidente, la sua vita è cambiata bruscamente, pur rimanendo comunque movimentata, tra l’altro durante una traversata inclusiva delle Alpi.
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L’educatrice esperienziale Andrea Szabadi-Heine motiva gli altri a praticare dello sport e a fare del movimento. © Mel Presslaber

«La mobilità è anche una questione di testa», dice Andrea con un sorriso complice. «Non si riduce al solo corpo perché sono su una sedia a rotelle. Per me è importante anche essere aperti/e alle differenze, alle persone, a me stessa». Benché la nostra conversazione avvenga online, la sua energia è contagiosa quando racconta: delle arrampicate, dello scialpinismo e dell’alpinismo. A poco meno di trent’anni ha scalato l’Aconcagua, la vetta più alta del Sud America. «Quando mi chiedono come affronto le crisi, mi viene sempre in mente questa montagna e la domanda: come faccio ad andare avanti?». A 31 anni era in una forma strepitosa, praticava molti sport ed era «a tutto gas» anche a livello professionale. Stava conducendo un corso di perfezionamento esperienziale sulla neve. Lì, per gioco, lei e un collega fecero una doppia capriola in discesa, finendo a testa in giù nella neve. «In quel momento si è spezzata la mia spina dorsale, me ne sono resa conto subito». L’elicottero la trasportò in ospedale e, dopo l’operazione e la diagnosi di paraplegia totale, inizialmente rimpiangeva la sua vecchia vita. Si pose l’obiettivo di lasciare l’ospedale con le proprie gambe e ci riuscì. Suo marito svolse un ruolo decisivo in questo senso. «Se facevo qualche passo e finivo a terra, lasciava che mi alzassi da sola». Da allora, nella vita quotidiana Andrea dipende tuttavia dalla sua sedia a rotelle. Essere flessibile e spontanea, andare più in alto, più veloce, più lontano in montagna: tutto questo non è più possibile. «Improvvisamente ero felice delle piccole cose come se avessi scalato un ottomila. Quest’esperienza mi ha fatto scoprire che il movimento ha luogo anche nella testa e che devo reinterpretarlo anche per me stessa».

Ha seguito un corso di formazione per istruttrice di monosci e nella veste di educatrice esperienziale nel 2018 e 2019 ha accompagnato una traversata alpina inclusiva dell’Associazione alpina austriaca: dalla conoscenza reciproca fino alla pianificazione del percorso e al trekking vero e proprio. Con mountain bike e handbike speciali, il gruppo ha percorso diverse tappe su sentieri per lo più sterrati da Scharnitz/D a Torbole/I sul Lago di Garda, su un percorso di oltre 500 chilometri e 10.000 metri di dislivello. Del gruppo facevano parte persone con e senza disabilità. «Ma a un certo punto del processo ci siamo detti/e: chi di noi ha effettivamente la disabilità ufficiale? Uno/a non riesce a muovere le gambe, l’altro/a forse a volte è un po’ immobile e poco flessibile di testa». È stato semplicemente un processo di apprendimento reciproco. Per una persona in sedia a rotelle è impegnativo, ma del tutto possibile, essere mobili con un basso impatto ambientale. Sia per fare la spesa che per fare la terapia o il nuoto, Andrea percorre molte distanze quotidiane con la sua sedia a rotelle, davanti alla quale monta un propulsore elettrico. Quando tiene corsi di monosci, arriva a destinazione in auto, ma rimane sul posto per una o due settimane. Per le escursioni sportive usa una handbike a moto[1]re; un viaggio in bicicletta di sei settimane l’ha portata a percorrere più di 2.000 chilometri in Spagna. Raramente prende l’aereo. Tra l’altro, il gruppo di Andrea è riuscito a percorrere la traversata delle Alpi fino al Lago di Garda nonostante le tempeste di neve e una tappa interrotta. «Ma in realtà il successo più grande è stato quello di aver affrontato e superato le difficoltà insieme».

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