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Inverni sempre più brevi: si impongono nuovi modelli

05/02/2015 / alpMedia
Le conseguenze del riscaldamento climatico nelle Alpi sono chiaramente percepibili. È necessario trovare alternative all’attuale circo bianco.
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Illusione o realtà? Presto o tardi il cambiamento climatico metterà fine al settore degli sport invernali ad alta intensità energetica e di emissioni di CO2. © Redmann Gerhard / pixelio.de

Uno studio dell’Università di Innsbruck prevede una contrazione dell’inverno di due o tre settimane entro il 2050. Tra le conseguenze, si prospetta uno scenario con meno neve, meno pernottamenti e quindi meno volume d’affari. Il settore del turismo è chiamato a raccogliere la sfida: quali sono le alternative all’attuale modello di sport invernali ad alta intensità di energia e di emissioni di CO2? È evidente che per ora il turismo invernale chiude gli occhi davanti alla realtà e prosegue imperterrito nella stessa direzione: a Sudelfeld, in Germania, è stato costruito il più grande impianto di innevamento nelle Alpi tedesche, per di più all’interno di un’area protetta. Ciò è valso alle società di gestione degli impianti il “Bock des Jahres” (equivalente alla bandiera nera dell’ambiente), che è stato assegnato da Mountain Wilderness Germania e altre associazioni ambientaliste tra cui CIPRA Germania, ai responsabili del peggiore attentato all’ambiente nello spazio alpino tedesco del 2014. La situazione non è molto diversa in Austria: attualmente sono attivi circa 20.000 cannoni da neve che attingono acqua da più di 420 bacini di accumulo.

Tuttavia, non solo i ricercatori e le associazioni ambientaliste, anche i turisti mettono sempre più in discussione le attuali forme di turismo invernale. Come documenta un sondaggio dell’istituto di ricerca d’opinione YouGov, su incarico della rivista “Zeit online”, la metà dei tedeschi è contraria alla neve artificiale.

Ci sono alternative percorribili: a partire da un’offerta di viaggio con la mobilità sostenibile, per proseguire con la promozione di attività a contatto con la natura e compatibili con il clima, o ancora puntando a fonti di reddito integrative. La CIPRA mette in evidenza che la neve artificiale non porta automaticamente a migliori risultati economici e ha serie ripercussioni sull’ambiente naturale. Essa esorta pertanto a non finanziare l’innevamento artificiale con fondi pubblici.

Fonte e ulteriori informazioni: http://www.goef.de/alpen/beschneiung/sudelfeld (de), http://www.zeit.de/reisen/2015-01/skigebiete-kunstschnee-yougov-umfrage (de), http://www.cipra.org/it/pubblicazioni/4606?set_language=it, http://derstandard.at/2000010657880/Schneeentwicklung-Historischer-Einbruch-der-Schneedecke (de), http://orf.at/stories/2261282/2261285/ (de)