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Il primo violino delle Alpi

08/04/2019 / Inès Hubert
Il francese Henry Torgue svela i paesaggi sonori del nostro quotidiano – a beneficio delle nostre orecchie e del nostro ambiente.
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Henry Torgue si muove leggero fra palco e paesaggio. (c) Inès Hubert

«Immaginate: davanti a voi si estende una valle densamente popo­lata. Con uno sguardo cogliete tutti i suoi elementi: case, strade, una fabbrica... Improvvisamente in lontananza batte la campana di una chiesa. Emergono i ricordi. Vi sentite come in campagna e scrutate l’orizzonte per intravedere la torre campanaria…» Con queste parole Henry Torgue spiega con voce lieve quant’è impor­tante ascoltare i paesaggi. Da quarant’anni il musicista e ricercatore si occupa di paesaggi sonori.

Henry Torgue si muove leggero fra palco e paesaggio, partendo dal territorio attorno a Grenoble, dove vive. Un palco su cui suona le proprie composizioni pianistiche. Un palco per cui ha creato gli effetti sonori di rappresentazioni teatrali e di performance di balletti con artisti quali il coreografo Jean-Claude Gallotta di Grenoble. Un paesaggio di cui svela l'ambiente sonoro per migliorarne la qualità. Un paesaggio di cui cattura i toni restituendoli agli ascoltatori in una forma rielaborata, come il «Concert de paysages», il concerto dei paesaggi, con l’associazione «Laboratoire pour l’intervention arti­stique Paysages». Sede del suo operare è il centro di ricerca per gli spazi sonori e ambienti urbani, CRESSON, che ha diretto per circa dieci anni.

Oggi i paesaggi sonori appartengono alla coscienza collettiva. In passato il paesaggio veniva considerato muto, il visivo era domi­nante sugli altri sensi. Quando suonano le campane della chiesa vengono interpellati tutti i sensi. Il suono offre una chiave per fare esperienza del paesaggio di fronte a noi e per interpretarlo. Anche la letteratura come testimone oculare delle nostre società non si limita a descrivere paesaggi muti: Henry Torgue si ispira anche a questo — preferibilmente ai romanzi gialli.

Henry Torgue sa che quando diversi modi di vivere si incontrano possono nascere problemi. Ad esempio, quando un nuovo abitante della città nella sua nuova casa nel villaggio di montagna viene sve­gliato dal rumore di un trattore alle quattro di mattina. L’artista del suono ascolta tutti: gli abitanti, lo spazio, la «meravigliosa verticalità del paesaggio alpino», come afferma. Per lui ogni punto panorami­co è «un bell'auditorium», dove il frastuono della città si mescola con i rumori della natura selvaggia di montagna. Il suo concerto dei paesaggi che «non ha nulla di musicale in senso tradizionale» è una passeggiata che attraversa i paesaggi sonori inscenati nel Diparti­mento dell’Isère. Nella creazione di spazi pubblici, il compositore invita a prendere in considerazione i suoni e, anzi, a metterli addirit­tura in scena, come le impressioni visive. Solo in questo modo essi diventano luoghi degni di essere amati e degni di essere vissuti.

 

Fonte e ulteriori informazioni: www.cipra.org/alpinscena

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