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Digatz, hoila, mandi!

22/11/2019
Lingue come l'occitano, il ladino o il friulano arricchiscono il vocabolario alpino. L'immigrazione e l'esodo minacciano questa diversità, ma allo stesso tempo fissano nuove priorità.
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Mosaico linguistico variopinto: attuali aree di diffusione delle minoranze linguistiche nelle Alpi.

In nessun'altra regione dell'Europa occidentale il mosaico linguistico è più variegato che nelle vallate dell'arco alpino. «Piccola Europa», ad esempio, è il nome attribuito alla Val Canale, situata all'estremità nordorientale dell'Italia, dove le tre grandi famiglie linguistiche europee – tedesco, slavo e latino – si incontrano in uno spazio ristrettissimo, dove vive una popolazione che parla quattro lingue. Accanto alle maggioranze linguistiche nazionali, i paesi alpini sono popolati da numerose minoranze storiche le cui lingue sono parlate da più di mezzo milione di persone (figura 1). A questi si aggiungono le comunità «alloctone», cioè non originarie, fra cui quelle dei Gastarbeiter e dei profughi, presenti da meno di tre generazioni che – a differenza dei gruppi etnolinguistici – non godono di alcuna tutela delle minoranze, perlomeno nei paesi alpini.

Considerando anche le stime dei comuni, questo mosaico delle minoranze sarebbe pure maggiore e più incisivo. Ovunque vi sia una sovrapposizione linguistica, come ad esempio nelle Dolomiti o nell'area di contatto occitano-piemontese, i comuni possono dichiarare la propria appartenenza ad una comunità o all'altra, come ad esempio in Italia dal 1999, dopo l'entrata in vigore della legge 482. Ma anche i piccoli gruppi, le cui caratteristiche oggettive e soggettive – quali la lingua e l'autovalutazione – differiscono, spesso non permettono un'esatta attribuzione a una determinata lingua. «Etnicità diffuse» di questo tipo sono rappresentate ad esempio dalle isole linguistiche tedesche nel sud delle Alpi o dagli sloveni nella Val Resia italiana.

Nonostante la tutela, le lingue scompaiono

Prescindendo dai territori autonomi dell'Alto Adige e della Val d'Aosta, tutte le minoranze sono minacciate da processi demografici e adeguamenti. Oggi le minoranze linguistiche nelle Alpi sono protette da norme culturali speciali dei singoli stati, ad esempio per quanto concerne le scuole e i media. Costituisce un'eccezione la Francia che, in quanto «inventore» dell'uguaglianza (Egalité), non concede diritti aggiuntivi a nessun individuo e a nessun gruppo. Nella maggioranza dei territori sono arrivate troppo tardi le norme di attuazione volte a fermare questi adeguamenti.

La posizione periferica delle minoranze va per lo più di pari passo con svantaggi economici; pertanto sono proprio questi territori le classiche aree di spopolamento. La nuova immigrazione nelle Alpi, la cosiddetta «Amenity Migration», rafforza da un lato i processi di appiattimento, mentre dall'altro l'impegno culturale di questi «New Highlander» favorisce la conservazione delle minoranze.

Varietà linguistica grazie alla migrazione

Benché al di fuori dell'Alto Adige e della Val d'Aosta siano sempre meno gli appartenenti ad una minoranza linguistica, non v'è ragione di preoccuparsi della «multiculturalità» delle Alpi: il mosaico etnolinguistico nelle Alpi rimarrà variopinto, grazie ai profughi e alla migrazione sud-nord.

 

Ernst Steinicke, Università di Innsbruck/A


Fonte e ulteriori informazioni: www.cipra.org/alpinscena