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Dalle ricchezze del sottosuolo al patrimonio di conoscenze

26/08/2021 / Michael Gams, CIPRA Internazionale
Diversità biologica e culturale, solidarietà, idee innovative, perseveranza, disponibilità al dialogo e molto altro ancora: le Alpi custodiscono un incredibile tesoro di risorse. Molte di queste non sono riconoscibili a prima vista, perciò vale la pena guardare meglio.
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Non tutti i tesori delle Alpi sono di natura materiale come questo cristallo di rocca. © Hans Braxmeier, Pixabay

Se correttamente impiegato, nelle Alpi c'è tutto il necessario per una buona vita: che si tratti della farina per la panificazione (p. 4), della fonte d'acqua durante le escursioni (p. 8-9) o del rifugio alimentato con energia solare (p. 10). Alcune di queste risorse sono rinnovabili, altre no. Fra le risorse naturali non rinnovabili ci sono quelle del sottosuolo, la cui estrazione nelle miniere un tempo giocava un ruolo chiave nelle Alpi. Sono considerate rinnovabili risorse come le foreste o il pesce, ma anche queste si esauriscono non appena se ne consuma più di quanto si rinnovi. Anche le risorse invisibili a occhio nudo contribuiscono alla vita nelle Alpi: dai microbi nei ghiacciai (pp. 14-16) ai tesori dei saperi alpini che una generazione trasmette a quella successiva (p. 11). Ogni persona reca in sé anche risorse personali: le sue conoscenze, relazioni, abilità, attitudini, talenti e molto altro ancora (pp. 12-13). 

Materiale o immateriale?

Le risorse si dividono in beni immateriali e materiali. Ma i beni materiali possono anche contenere aspetti immateriali. La neve, per esempio, è la base del moderno turismo invernale. A causa del suo potere distruttivo sotto forma di valanghe, in passato era considerata un pericolo più che una risorsa. Divenne risorsa solo verso la fine del XIX secolo perché la visione di essa è radicalmente cambiata, come spiega Bernard Debarbieux, geografo culturale e membro del CIPRA Sounding Board: «Una risorsa non esiste mai da sola. Esiste solo quando c'è un bisogno sociale ad essa associato.»

Non sempre è possibile tracciare una linea di demarcazione netta. Dal dicembre 2019, ad esempio, l'Unesco ha inserito l'«alpinismo» nella lista del patrimonio culturale mondiale immateriale. I club alpini di Francia, Svizzera e Italia avevano presentato una domanda congiunta, e altri paesi alpini erano stati coinvolti nella preparazione. Debarbieux, presidente del comitato scientifico che ha accompagnato il processo di candidatura, è stato testimone della crescente importanza dell'alpinismo. «Non solo come sport o attività fisica, ma anche per il suo significato simbolico e la sua storia, così come i valori sociali ad esso associati». Il turismo e l'industria sportiva stanno tentando di impadronirsi dell'alpinismo, e il pensiero competitivo si sta diffondendo anche tra gli alpinisti. La definizione dell'Unesco prende distanza da tutto ciò e sottolinea soprattutto valori quali la condivisione e l’interazione responsabile con la natura. Non si tratta di protezione, ma di conservazione, secondo Debarbieux. «Protezione è mantenere le cose come sono. Conservazione è permettere qualche cambiamento».

Qualcosa di simile si applica alla «gestione del pericolo valanghe» in Svizzera e Austria, che l'Unesco ha riconosciuto come patrimonio immateriale dell'umanità nel 2018. «Da un lato per le tradizioni e le tecniche sviluppate per proteggere i villaggi di montagna dalle valanghe, e dall'altro per i nuovi centri nazionali di ricerca sulle valanghe. Così oggi anche questo è patrimonio culturale ed è considerato un tipo di conoscenza importante». 

La natura erogatrice di servizi?

Le risorse spesso trascurate sono i servizi ecosistemici. Questi includono cose come l'aria pulita, il cibo, l'impollinazione delle piante, i bei paesaggi, la fotosintesi, la cattura e lo stoccaggio del carbonio e il legname. «I servizi ecosistemici sono fondamentalmente tutti i benefici che ricaviamo dallo straordinario ma poco conosciuto lavoro della natura», spiega Vanda Bonardo, naturalista e presidente della CIPRA Italia. Cita come ulteriori esempi le torbiere e le foreste che proteggono dalle esondazioni e depurano l'acqua. Anche il suolo sotto i nostri piedi svolge servizi importanti. In questo strato relativamente sottile della superficie terrestre, suolo, roccia, atmosfera e vita biologica agiscono insieme per garantire le funzioni biologiche essenziali per la vita sulla terra. «Non abbiamo molti dati sui suoli alpini», nota Bonardo, «ma sappiamo dalle stime della FAO (Food and Agriculture Organization) che un terzo di tutti i suoli del mondo è irreparabilmente danneggiato dall'impermeabilizzazione, dall'acidificazione, dalla salinizzazione e dall'inquinamento, così come dall'erosione accelerata e da altri fenomeni derivanti dal cambiamento climatico».

La scienza divide i servizi ecosistemici in quattro aree secondo le diverse funzioni: erogazione, regolazione, cultura e supporto. Ma la natura può davvero essere ridotta al ruolo di erogatrice di servizi da misurare in termini monetari? «In effetti, dobbiamo diffidare dei rischi derivanti dalla commercializzazione della natura. Ma questo ci dà finalmente un potente strumento per interpretare lo sviluppo da una prospettiva ecosistemica piuttosto che esclusivamente economica. Dovremo imparare a farne il miglior uso possibile».

Combattente per l'ambiente

Vanda Bonardo è impegnata fin da giovane nella protezione dell'ambiente. E' laureata in scienze naturali e da molti anni è attivista dell'organizzazione italiana per la protezione della natura e dell'ambiente Legambiente. Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta dal 1995 fino al 2011, ha segnato la protezione della natura nell'Italia nordoccidentale per più di un decennio. Dal 2010 al 2012 ha fatto parte del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione. Attualmente in Legambiente è la responsabile nazionale per le Alpi  Nel 2020 Vanda Bonardo è stata eletta presidente della CIPRA Italia.

Geografo culturale delle Alpi

Bernard Debarbieux è professore di geografia politica e culturale e di pianificazione urbanistica e regionale all'università di Ginevra/CH. Si occupa della produzione di conoscenze geografiche, pianificazione territoriale e politica ambientale. Concentra le sue ricerche sulle regioni di montagna, che studia a livello regionale, nazionale e globale. E' membro del Sounding Board di CIPRA Internazionale, che rafforza il lavoro in rete e il ruolo della CIPRA come ideologa della sviluppo sostenibile nelle Alpi, affinandone il posizionamento.