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Dai trend globali agli ambiti d’azione locali

18/07/2018
Gli effetti esterni che impattano sulla vita nelle Alpi sono in aumento. Ma la capacità d’azione rimane invariata. Essendo vicini alla popolazione, i comuni sono destinati a portare avanti lo sviluppo sostenibile.
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Nelle Alpi vivono più di 14 milioni di persone. A queste si aggiungono circa 120 milioni di turisti nella stagione estiva e in quella invernale. Sono queste le cifre fornite dalla quinta Relazione sullo stato delle Alpi «Cambiamenti demografici nelle Alpi» della Convenzione delle Alpi (2013). La qualità di vita delle persone dipende in gran parte dal luogo in cui vivono. I circa 6.200 comuni alpini hanno un ruolo centrale quando si tratta di garantire la qualità di vita. Una vita felice non si limita alla disponibilità dei servizi essenziali. Idealmente i comuni assicurano anche le condizioni idonee perché le persone possano esprimere i propri talenti e realizzare i propri desideri di vita.

A seconda del paese, i comuni hanno competenze diverse e diversi raggi d’azione che dipendono dal sistema politico vigente. Ma intervengono anche altri fattori, quali la dimensione, la posizione geografica e la composizione demografica. Pertanto sono diverse anche le sfide che devono affrontare.

Nel progetto alpMonitor la CIPRA, insieme a una serie di esperti, ha individuato cinque trend globali con un impatto sostanziale sulle Alpi: cambiamento climatico, aumento della mobilità, segmentazione dell’economia, cambiamento demografico e mediatizzazione. I comuni alpini hanno poche possibilità di incidere su questi trend, sono però chiamati a risolverne le conseguenze a livello locale.

La montagna arriva

Le temperature nelle Alpi salgono con velocità doppia rispetto alla media globale. Le cause sono molteplici. Da un lato il riscaldamento attraverso le masse terrestri è generalmente maggiore. Sono problematici anche gli effetti di feedback: minore e più breve è la copertura nevosa e glaciale, più aumenta la temperatura dei terreni privi di neve e ghiaccio e più rapidamente si sciolgono questi ultimi. Quando i ghiacciai si sciolgono e il permafrost disgela, aumenta il numero di cadute massi e smottamenti e sale l’intensità delle precipitazioni e delle colate di detriti in estate. I comuni combattono in prima linea per contenere questi eventi.

Attraverso i media la notizia di queste dinamiche raggiunge la popolazione. Nella massa delle informazioni si fa strada la notizia sensazionale illustrata da immagini spettacolari. In tal modo eventi rari, ma estremi, hanno maggiori possibilità di avere spazio nei media rispetto a quelli frequenti. Ai fenomeni marginali viene attribuito un maggiore peso che alla normalità. Ad esempio viene dedicato grande spazio alle catastrofi ambientali, mentre gli sviluppi striscianti quali il cambiamento climatico oppure le strategie risolutive di lungo termine, fra cui lo sviluppo sostenibile, fanno fatica a trovare spazio.

Prezzi immobiliari alle stelle contro villaggi spopolati

La segmentazione dell'economia fa sì che le filiere produttive e gli spostamenti di chi lavora siano sempre più lunghi, e cioè i luoghi di produzione e quelli di consumo sono sempre più lontani gli uni dagli altri. Lavoratori altamente qualificati trovano lavoro in un'azienda specializzata che negli ultimi anni si è insediata nell'area metropolitana di Monaco di Baviera o Grenoble. L'urbanizzazione ai margini delle Alpi consuma molto suolo e fa salire alle stelle i prezzi immobiliari. Alcune regioni hanno un legame funzionale più stretto con altre regioni fuori dalle Api. I settori tradizionali quali l'agricoltura e la silvicoltura e le abilità artigianali perdono d'importanza. Con la specializzazione e la segmentazione dell'economia si perde la coesione sociale. L'economia multifunzionale richiede un aggiornamento dell'offerta di formazione. E qui spesso è richiesto l'intervento dei comuni.

Mobilità e flessibilità

La popolazione alpina cresce – ma non ovunque. La crescita è in gran parte dovuta all'immigrazione. Sono particolarmente apprezzati i territori urbani e quelli lungo i principali assi di transito. Nelle valli remote i nuovi arrivi non bastano a compensare l'invecchiamento demografico e il calo della popolazione in età lavorativa. Dove vivono più persone anziane, frutto della maggiore aspettativa di vita, la quota femminile è più alta. Oggi, le donne giovani che in passato si occupavano tradizionalmente dell'allevamento dei figli e dell'assistenza agli anziani, lavorano prevalentemente altrove. I comuni sono chiamati a coprire il fabbisogno in costante aumento di personale di assistenza e accompagnamento.

Un fenomeno relativamente nuovo è la migrazione dei benestanti: giovani abitanti delle città dal reddito medio-alto cercano nuove forme di vita, contribuendo così al ripopolamento di villaggi di montagna remoti. Grazie alle nuove tecnologie, alcuni lavorano a casa e pendolano fra diverse residenze.

Lo spostamento di residenze e posti di lavoro produce un aumento del traffico nelle Alpi. Le distanze percorse con la propria auto sono superiori nelle Alpi a causa della topografia e della situazione economica. Le famiglie nelle regioni alpine scarsamente popolate spendono un terzo in più per i trasporti rispetto a quelle delle zone densamente popolate. Lo spopolamento avanza.

E i comuni, come reagiscono a questi trend? Come possono riempire di nuova vita i villaggi? Le soluzioni sono diverse, così come le situazioni di partenza e la gente nelle Alpi. I cambiamenti sociali sono basati sulla condivisione dei valori. I comuni alpini che puntano su solidarietà, parsimonia e partecipazione hanno buone probabilità di garantire e conservare una buona qualità di vita.

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