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Dieci argomenti contro le Olimpiadi invernali sulle Alpi

10/04/2014
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© Sylvia Hamberger, Gesellschaft für ökologische Forschung.

1. Promesse illusorie

Dicono che i Giochi olimpici invernali saranno “bianchi come la neve” e “verdi come la sostenibilità ambientale”. Peccato che oggi – e a maggior ragione in futuro – siano piuttosto “marroni” per il surriscaldamento climatico. Le promesse allettanti sono sempre in primo piano nelle candidature, ma non vengono mai mantenute. Oggi i Giochi olimpici invernali non sono un evento sportivo che unisce i popoli, ma un grande business per la macchina fabbricasoldi del CIO (Comitato olimpico internazionale).

2. Fuoco di paglia olimpico

Le aspettative di redditività sono troppo elevate. A breve termine gli investimenti miliardari portano a un boom dell’edilizia nelle sedi olimpiche. È vero che poco prima, durante e poco dopo i Giochi si verifica un notevole aumento dei pernottamenti, ma l’esperienza insegna che a medio e lungo termine il grande evento cela più rischi che opportunità economiche. Non esiste un solo studio che dimostri che i giochi abbiano prodotto uno sviluppo economico a lungo termine per la regione che li ha ospitati. L’esperienza mostra che i Giochi olimpici sono un fuoco di paglia, più che la molla per il rilancio economico. Questo genere di manifestazioni è sempre accompagnato da un rincaro degli affitti e del costo della vita in generale. I Mondiali di sci alpino tenutisi a Garmisch-Partenkirchen nel 2011, per esempio, hanno deluso molti commercianti. Gli effetti negativi dei Giochi olimpici, che sono un evento di proporzioni e durata molto più estese, sono ancora più massicci. Vancouver 2010 ha lasciato dietro di sé debiti altissimi, che vengono ripagati nel corso degli anni con soldi pubblici.

3. Troppo grandi per lo spazio limitato delle Alpi

Non esistono Olimpiadi invernali a misura di Alpi. Quando si presenta la candidatura non si sa ancora quali e quante competizioni avranno luogo. Negli ultimi anni il numero di discipline, atleti, giornalisti, volontari, spettatori, membri del CIO, suoi sponsor e suoi ospiti nelle gare è andato via via aumentando.
Il fatto che i Giochi vengano gonfiati con un numero sempre maggiore di competizioni dimostra chiaramente che essi sarebbero uno stress troppo grande per località e valli montane.

4. Una pianificazione irrealistica

Nella fase preliminare, la programmazione dell’evento viene presentata sotto una luce esageratamente positiva. Manca una documentazione dettagliata. Nel corso della candidatura per Monaco 2018 si è evidenziato che tutte le promesse fatte nella fase iniziale venivano gradualmente smentite, man mano che la candidatura si concretizzava. A Garmisch è stata fatta pressione sui proprietari terrieri affinché mettessero a disposizione i loro terreni. Ci sono state anche minacce di esproprio. Anche l’affermazione secondo la quale l’84% degli impianti era già presente era priva di qualsiasi verifica.

5. Troppo cari e troppo rischiosi

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© Comitato Olympiakritisches Graubünden

I costi sono esorbitanti: per la candidatura di St. Moritz alle Olimpiadi invernali del 2022 sono stati stanziati 2,8 miliardi di franchi svizzeri per l’organizzazione e lo svolgimento dei Giochi, e 1,6 miliardi per le infrastrutture. I proventi dei diritti televisivi e degli accordi di sponsorizzazione li incassa il CIO, che gode di esenzione fiscale, il deficit invece ricade sulla Confederazione e sul Cantone. Non sono ancora noti i costi previsti per le misure di sicurezza.
I veri costi dello svolgimento e per le infrastrutture dei Giochi olimpici invernali si scoprono sempre a festa finita; e sono almeno il triplo di quanto era stato pianificato. Già solo in fase di votazione per la candidatura di “St. Moritz 2022” i costi previsti sono saliti da 36 a 60 miliardi di franchi svizzeri. Per la sicurezza dell’evento nei Grigioni erano stati stanziati solo 250 milioni di franchi, una cifra che non sarebbe stata mai sufficiente. Per Vancouver 2010 solo i costi per la sicurezza sono ammontati a 900 milioni di dollari – cinque volte quanto iscritto a bilancio.

6. Il CIO non è un socio leale

Con il suo Host City Contract, il contratto con la città ospitante, il CIO priva i comuni di ogni autonomia. L’arbitraria attribuzione di tutti i rischi e doveri alla sede olimpica e di tutti i diritti al CIO incontra sempre più disapprovazione, anche tra gli abitanti delle regioni interessate.
Quando una candidatura ottiene l’aggiudicazione, il CIO ottiene ampi poteri. Stabilisce unilateralmente le condizioni contrattuali con le sedi ospitanti per l’assegnazione dei Giochi invernali, fin nei minimi dettagli. Non vi è alcun impegno vincolante che imponga al CIO di non modificare il programma di fondo sottoposto a referendum.

7. Inasprimento dei problemi economici

Quando le Olimpiadi vengono incensate come strumento che favorisce lo sviluppo turistico di una regione alpina, ciò è indice di un’analisi poco accurata o di un’aspirazione a guadagni a breve termine. In un onesto calcolo costi-benefici, dal punto di vista dei contribuenti le Olimpiadi sono un vero e proprio fiasco. Con gli sport invernali le Olimpiadi puntano sul mercato sbagliato, inoltre nel pubblicizzare le località di turismo invernale privilegiano unicamente le destinazioni già conosciute dell’arco alpino. Ma il megaevento è anche portatore di un’immagine sbagliata per gli sport invernali da sempre presenti nello spazio alpino. Inoltre le Olimpiadi generano un’eccedenza nel settore dell’ospitalità, non creano una nuova domanda continuativa e fanno salire ulteriormente il prezzo dei terreni.

8. Non sostenibile

Molti edifici vengono usati solo temporaneamente, per essere in alcuni casi demoliti al termine dei Giochi. Il paesaggio resta deturpato da resti abbandonati, a dispetto di tutte le rassicurazioni che sarebbero state utilizzate il più possibile le infrastrutture sportive preesistenti. Traffico, sicurezza e alberghi spingono le valli alpine al loro limite. I Giochi olimpici invernali non sono sostenibili: al guadagno economico esiguo nel lungo periodo fanno da contraltare debiti molto onerosi per le finanze pubbliche e l’ambiente subisce un pesante impatto ecologico.

9. Interventi che alterano la natura e il paesaggio

Nell’Host City Contract, che conta più di 60 pagine, al tema ambiente e sostenibilità sono dedicate solo otto righe. Nelle valutazioni di fattibilità mancano invece del tutto misure concrete. Ma in un evento di massa di queste proporzioni, con più di 100.000 ospiti al giorno e un gigantesco piano edilizio del valore di parecchi miliardi di euro o di franchi svizzeri, gli interventi sulla natura e sul paesaggio sono inevitabili. Il fabbisogno energetico e di spazio sono enormi, cosi come gli impianti per la produzione di neve artificiale. Dieci anni di smania edilizia intensiva aggravano l’impatto ambientale, atmosferico e acustico, in un contesto sensibile come lo spazio alpino.

10. Il ruolo dei mutamenti climatici

Gli inverni sempre più caldi e variabili dimostrano che l’epoca di questi megaeventi in campo aperto legati alla presenza di neve sta giungendo al termine. Tutte le competizioni sciistiche, tutte le gare di snowboard, sci nordico, biathlon hanno per forza bisogno di neve artificiale, con le connesse infrastrutture e ripercussioni sull’ambiente. Le Olimpiadi invernali valgono davvero un così alto prezzo da pagare?

 

Fonti:

Redatto da Stefan Grass su interventi di

Sivia Semadeni, consigliera nazionale del PS (Partito socialista svizzero):
www.olympia-nein.ch/go/argumente/kritik.php
(de) e di

Jon Pult, presidente del PS dei Grigioni:
www.olympia-nein.ch/go/argumente/spgr.php
(de)

Redatto da Axel Doering su interventi del team redazionale di Nolympia: Silvia Hamberger e Wolfgang Zängl, Gesellschaft für ökologische Forschung; Axel Doering e Andreas Keller, Bund Naturschutz; Thomas Pampuch, giornalista:
www.nolympia.de/grunde-gegen-olympia-2018
(de)