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Risorse sociali

27/11/2017
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Ruggell/FL © Heinz Heiss

Attingere a piene mani

Le risorse sociali di una comunità sono strettamente connesse a stabilità, sicurezza, salute e successo economico. Se ben impiegato, nelle Alpi c’è tutto ciò che serve per vivere bene. La questione di come le diverse generazioni possano convivere e lavorare insieme è da sempre un tratto distintivo della loro esistenza. Comunità, responsabilità, fiducia: questi valori sono il presupposto che ha reso possibile il popolamento stesso delle Alpi. Le società hanno a disposizione sia l’esperienza e il sapere dei più anziani, sia l’ambizione e la motivazione dei più giovani. La mobilità e la flessibilità sono esigenze della variopinta società alpina e della variegata economia di questo territorio, e l’apertura e l’ospitalità sono gli ingredienti principali di una benevola convivenza delle diverse forme di vita culturali, linguistiche ed economiche presenti nello spazio alpino.

Rendere possibile lo scambio

Attingere a piene mani significa sfruttare appieno l’offerta. Il più grande potenziale della società alpina è la sua varietà. Questo potenziale può dispiegarsi se le persone si riuniscono senza alcuna limitazione di età, provenienza, occupazione e genere. Quel che ci vuole sono i luoghi d’incontro. Spazi sociali che promuovano la convivenza e lo scambio: un edificio comunale multifunzionale, un orto comunitario, un forno pubblico per il pane.

Nelle Alpi sono più donne che uomini ad avere un diploma di istruzione terziaria. Al tempo stesso molte più donne che uomini fanno lavori part-time mal pagati o addirittura non svolgono nessuna attività lavorativa remunerata. In molte regioni alpine, soprattutto rurali, continua a vigere una legge non scritta che relega le donne all’educazione dei figli e alla gestione della casa. Il più delle volte esse riescono a sfuggire a questi ruoli e strutture solo emigrando.

Riconoscere e promuovere i potenziali

Una situazione analoga è quella dei giovani. Anche per loro trasferirsi in città spesso non è l’obiettivo, ma l’ultima via di uscita. Si parli di offerta lavorativa, formativa o culturale, in molte regioni alpine rurali ciò che manca ai giovani sono le prospettive. Così come le donne, anche i giovani hanno bisogno di un ambito adeguato, dove poter realizzare le loro energie, aspirazioni e desideri. Occorre riconoscere e promuovere i potenziali, sia mediante asili nido, che con modelli occupazionali multilocali e multifunzionali, con l’accesso al digitale nelle regioni montane più isolate o con spazi pubblici dove svolgere iniziative sociali e culturali.

Da qualche anno la fuga dalle campagne e dalle montagne va di pari passo con un nuovo trend, che vede molte persone trasferirsi in montagna. Questi “nuovi montanari” decidono intenzionalmente di andare in montagna, ci vogliono vivere, abitare e lavorare. Talvolta i nuovi arrivati portano con sé non solo potere d’acquisto e capitale, ma anche spirito d’innovazione e nuove prospettive di lavoro. Se la popolazione locale li accoglie con apertura e ospitalità e garantisce loro l’accesso non solo alla vita economica, ma anche a quella sociale, culturale e politica del luogo, allora fa presto a scoccare la scintilla: sarà possibile rivitalizzare le strutture locali, impedire il decadimento dell’infrastruttura e allacciare nuovi contatti e opportunità con i centri urbani del sapere e della comunicazione.

 

Fonti ed ulteriori informazioni:

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