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Temi e tendenze

Nel corso dei suoi cinquanta anni di storia la CIPRA ha affrontato diversi temi e li ha in parte valutati diversamente.
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È a Rottach/Egern che sono state gettate le basi della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi. Da sinistra a destera: Hans Krieg, Gustav Pichler, Edith Ebers, Paul Eipper, Renzo Videsott, W. Grimm, Wolfgang Burhenne, Charles Jean Bernard,

Temi degli anni 50 e 60

Negli anni Cinquanta e Sessanta le discussioni vertevano principalmente sulla protezione della natura e del paesaggio, sul turismo e sul tema dell’energia. In tutti i settori si trattava in primo luogo di impedire determinati progetti edilizi o di porre sotto tutela determinate aree. Oltre a ciò, si lavorava anche nel campo della protezione della flora e della fauna, alla definizione di linee guida unitarie a livello sovranazionale. Prevaleva l’opinione secondo cui le Alpi dovevano essere conservate nella loro forma originaria. Una particolare attenzione veniva rivolta alla protezione di aree di interesse scientifico. 

Nuovo orientamento all’inizio degli anni 70

Con il riorientamento successivo al 1974, la CIPRA assume invece un punto di vista più marcatamente ecologico, che dà maggiore importanza alla pianificazione territoriale e paesaggistica. In questa fase subentrano cambiamenti organizzativi che influenzano anche l’orientamento tematico della CIPRA. I convegni annuali, invece di essere dedicati a diversi progetti regionali, sono focalizzati su un tema più generale, che viene affrontato a livello sovranazionale.

Gli anni 80: visione complessiva di natura e ambiente

Negli anni Ottanta questo aspetto viene ulteriormente perfezionato. Il tema deve ora essere di scottante attualità, essere collegato alla località di svolgimento del convegno e di interesse sovraregionale. Sempre in questo periodo si completa il passaggio ad una concezione globale della tutela della natura e dell’ambiente nel territorio alpino. Ciò trova applicazione nell’impegno a favore di una convenzione delle Alpi. Non è importante solo il paesaggio da tutelare, ma anche le persone che vivono in quel territorio. Si verifica perciò un’apertura verso temi socioeconomici, in modo che – come afferma Mario Broggi – si realizza una specie di convergenza di scienze naturali e umanistiche. 

"Arrivederci al prossimo anno …!"

Per lungo tempo i delegati hanno dibattuto questioni specialistiche esclusivamente nelle riunioni che si svolgevano annualmente, e che alla fine degli anni Sessanta sono stati definiti "Convegni" o "Convegni specialistici annuali". Queste manifestazioni si svolgevano alternativamente in uno dei paesi aderenti, normalmente duravano due o tre giorni e comprendevano anche escursioni nei dintorni della località di turno.

Tale svolgimento è rimasto quasi immutato fino ad oggi. E anche l’articolazione amministrativa è rimasta sostanzialmente simile: prima la riunione effettiva era suddivisa in una riunione in cui venivano chiarite questioni amministrative, finanziarie, la relazione del presidente ecc., e in una "riunione scientifica", in cui venivano dibattute tematiche di contenuto.

Attualmente si svolge prima l’Assemblea dei delegati, a cui fa seguito il vero Convegno tecnico-specialistico. Fino al 1975 tuttavia i convegni non erano aperti al pubblico ed erano i delegati medesimi a presentare le relazioni.

Oggi invece vengono invitati relatori esterni e il convegno è aperto al pubblico. Nei primi decenni il Convegno annuale rappresentava l’evento dell’anno, poiché l’attività della CIPRA si concentrava principalmente su questa manifestazione. A partire dagli anni Novanta il campo d’azione della CIPRA è diventato molto più ampio. Il convegno annuale rimane comunque un’importante occasione di incontro per un confronto su temi tecnici e specialistici.