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I nuovi giacimenti d'oro bianco - Uno sguardo oltre le Alpi

29/11/2006 / Hugues Thiebault
Mentre le stazioni sciistiche delle Alpi investono somme notevoli in una concorrenza feroce per accaparrarsi un pubblico in calo, nuovi giacimenti vengono attivamente sondati in altre regioni d'Europa...
Di fronte alla prospettiva di difficoltà economiche per molti comprensori sciistici delle Alpi, come conseguenza del riscaldamento climatico globale, gli operatori turistici e gli immobiliaristi si rivolgono sempre più a paesi in cui il basso costo della manodopera consente loro di proporre un'offerta competitiva, nonostante le spese di viaggio. L'Europa dell'Est è sempre più considerata il nuovo eldorado degli sport invernali. Ma anche i paesi balcanici, la Turchia, il Caucaso, la regione Hindu Kush Himal e la Cina sono interessati da questo fenomeno. Alcuni esempi illustrano bene queste tendenze.

Bulgaria: largo alla speculazione immobiliare
Dopo l'ampliamento illegale della stazione di Bansko ai danni del Parco naturale del Pirin, a suo tempo denunciata dall'organizzazione ambientalista bulgara Za Zemiata, e seguendo una logica economica già operante nell'Europa occidentale, le stazioni sciistiche bulgare sono entrate in una fase di forte sviluppo immobiliare. Quest'anno, la ricettività è cresciuta di più di 2000 posti letto a Bansko, 3000 a Razlog, 2500 a Chepelare. Quanto alla stazione di Borovets, che vorrebbe organizzare le Olimpiadi invernali nel 2014, ha appena inaugurato una nuova pista di 10 km, e prevede di raddoppiare la propria capacità ricettiva entro l'anno prossimo. I principali investitori sono i Britannici, allettati dai prezzi per loro bassissimi del comparto immobiliare bulgaro.

Turchia: cannoni da neve in vista
La situazione è abbastanza simile per il vicino turco. Varie stazioni sciistiche sono in corso di sviluppo. Dopo lo spianamento di monte Tahtali, per lasciar posto ad una stazione della teleferica e a un nuovo ristorante in quota, la stazione di Ilgaz Dagi è in pieno sviluppo. Quanto a Sari Alan, dovrebbe diventare la prima destinazione per gli sport invernali in Turchia. La maggior parte di queste stazioni si trova al limitare o all'interno di Parchi nazionali, sui cui avranno un impatto tutt'altro che trascurabile. Inoltre, si tratta sempre di località ubicate a bassa quota (nessuna supera i 2300 m), il che comporta, a causa del riscaldamento climatico, il rischio di veder proliferare a breve termine gli impianti per la produzione di neve artificiale.

Azerbaigian: riciclaggio di vecchi "ricette"
In questo paese caucasico attualmente non esistono stazioni sciistiche meccanizzate. E' tuttora un piccolo paradiso dell'ecoturismo, anche se lo rimarrà ancora per poco. Purtroppo, le autorità hanno prestato orecchio alle sirene della "modernità", affidando ad una compagnia francese il compito di costruire, a Laza, una grande stazione sciistica integrata, sulla base di un modello ampiamente utilizzato in Francia negli anni '70, e attualmente rimesso in discussione. Nel momento in cui il paese si impegna a favore di un turismo dolce e della creazione di grandi spazi protetti, è legittimo interrogarsi sulla scelta di creare una stazione sciistica meccanizzata; uno dei motivi addotti dalle autorità è che le popolazioni locali sarebbero meno dipendenti dal consumo di risorse locali. Il paesaggio, l'acqua, l'energia non sono apparentemente considerate risorse locali meritevoli di considerazione.

Questi esempi dimostrano che, in ambito extra-alpino, è veramente ora di istituire testi analoghi alla Convenzione delle Alpi, che possano regolamentare questa crescita sfrenata dei comprensori sciistici, a danno dei pochi spazi naturali residui.