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La mano invisibile delle donne

06/10/2015
Le donne hanno tuttora difficoltà ad affermarsi nel mondo dell’architettura. Soprattutto nelle zone di montagna è difficile conciliare famiglia e libera professione.
Image caption:
Refuge Tonneau per escursionisti, di Charlotte Perriand e Pierre Jeanneret, 1938. (c) Caue de Haute-Savoie

Charlotte ha 24 anni, prende coraggio a bussa alla porta dello studio di architettura in rue de Sevres 35 a Parigi per chiedere di essere assunta come designer nello studio dell'architetto svizzero Charles Jeanneret. “Qui non ricamiamo cuscini.” Con questa risposta concisa Jeanneret le mostra la porta.
Era il 1927, Charles Jeanneret è divenuto conosciuto come Le Corbusier, e Charlotte Perriand è diventata poi illuminata rappresentante del design di avanguardia, che ha rivoluzionato i valori estetici dell'abitare introducendo l'acciaio e il vetro nel design di interni. Non è l'unica ad avere fatto fatica ad affermarsi come professionista. A partire dal 1914 vengono ammesse le donne alle libere professioni in molti paesi europei, ma la prima donna a ricevere il prestigioso premio Pritzker per l'architettura, istituito nel 1979, fu Zaha Hadid nel 2004. Il numero di architetti donne iscritte agli ordini professionali, è in media inferiore ad un terzo rispetto a quello dei colleghi uomini.

Perché spariscono le donne architetto?

Certamente centrale é ancora la difficoltà di accordare professione e famiglia. Proprio gli anni in cui si sarebbe chiamate ad investire sulla professione, sono anche gli anni in cui la maggior parte delle donne decide di mettere su famiglia. Specialmente in ambiti rurali e montani, le offerte di assistenza all'infanzia non sono sufficienti. I posti a part-time sono rari, e le donne sono titolari di studi spesso piccoli, di una persona sola, che non arrivano a soddisfare i minimi richiesti per partecipare a grandi concorsi. Pochissime donne sono parte delle giurie di concorsi, acuendo ancor più una visione maschile del progetto (vedasi grafico).
L'Austria può andare fiera di una politica che concede fino a 3 anni di maternità. Ciononostante è il secondo paese alpino, con la minor percentuale di donne architetto. La prima è la Svizzera, con il 12%. La Slovenia, al contrario, é quello con il maggior numero (56%). La seguono la Germania (43%), l'Italia (38% pari alla media europea) e la Francia (33%). Una forte disparità degli onorari e degli stipendi tra uomini e donne, inoltre, accomuna tutti i paesi: dalla Francia alla Slovenia le donne guadagnano tra la metà e un terzo di meno dei colleghi uomini.
Molte donne hanno trovato risposte creative alle difficoltà, anche nelle Alpi, alleandosi e mettendosi in rete, sia per rinforzare la loro posizione all'interno degli ordini professionali, sia per collaborare su piattaforme che coordinano incarichi e disponibilità dei membri. Un esempio ne è il gruppo di lavoro «Ziviltechnikerinnen-Ausschuss» (Donne Architetti ed Ingegneri) di Tirolo e Vorarlberg, nato in seno all’Ordine degli Architetti delle due regioni, che si riunisce regolarmente e mira ad offrire lo sguardo femminile come importante input creativo per la società e l’economia.
Una mirata informazione rivolta alle ragazze nelle scuole, può  stimolare l’interesse di donne per professioni tecniche. Occorrono più modelli femminili positivi da seguire e poter vedere che la mano di una donna architetto può anche disegnare edifici, pianificare il territorio e calcolare le strutture, alla pari degli uomini.

Nicoletta Piersantelli
CIPRA Internazionale, architetta e paesaggista

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