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«Rallentare affinché il cervello tenga il passo»

16/11/2010 / Madeleine Rohrer
A colloquio con Hermann Knoflacher - Nelle Alpi si continuano ad allargare strade e costruirne di nuove. Eppure i problemi del traffico si potrebbero risolvere in maniera più semplice ed economica. «Smantelliamo le strade», ecco l’invito dell’esperto di trasporti Hermann Knoflacher espresso nel corso di un’intervista sul «virus» dell’automobile, sugli interessi delle banche e sulle Alpi come regione modello per una politica sostenibile dei trasporti.
Hermann Knoflacher
Image caption:
Hermann Knoflacher © Tatjana-Tupy
Signor Knoflacher, nelle Alpi sono stati programmati alcuni grandi progetti nell’ambito dei trasporti,come ad esempio la galleria di base del Brennero. Pensa che questa potrà risolvere il problema del transito transalpino?
Assolutamente no. Alla pigrizia dei politici e alla stupidità degli esperti non si rimedia con dei buchi nella montagna.

Cosa intende per stupidità?
Creano condizioni che generano più traffico. L’uomo adegua il proprio comportamento all’infrastruttura. Se uno costruisce un’infrastruttura sbagliata, poi non si deve meravigliare del rumore, degli scarichi, della frammentazione del paesaggio e degli incidenti.

Tracciati più veloci e tunnel non rendono più attraente la ferrovia?
Una volta si viaggiava più velocemente rispetto a oggi e con il treno era possibileraggiungere molte più località.

Cos’è che non va allora?
Nei trasporti pubblici il problema è l’accessibilità. Le fermate diventano sempre di meno e sono difficilmente raggiungibili mentre l’auto è proprio davantia casa. Bisogna investire in materiale rotabile, orari, nodi e stazioni. Di questo però nessuno vuol sentir parlare, perché i grandi interessi delle banche e dei tunnelvogliono realizzare i megaprogetti.

Chi ha interesse a questi mega-progetti?
Tutti coloro che vogliono spostare grandiquantità di denaro, vale a dire il settore edile e le banche. Il tunnel della Valle dell’Inn nei pressi di Innsbruck è un esempio in questo senso. Si tratta esclusivamente di spostare enormi somme di denaro. Dal punto di vistadella pianificazione dei trasporti cisarebbero soluzioni più semplici ed economiche, ma c’è un contratto per la costruzione di un tunnel che garantisce provvigioni. Nel mio lavoro ho constatatopersonalmente come possano cambiarerapidamente le opinioni dei politici dopo aver preso contatto con banche e grosse imprese edili.

Di che entità di provvigioni si parla?
Di un paio di cifre percentuali. Su cinque miliardi è moltissimo. Contrariamentealla Svizzera, dove i soldi di solito sono in banca prima ancora che venga aggiudicato il progetto, in Austria si fanno debiti e dove ci sono debiti ci sono costi di finanziamento che, dati i lunghi termini di rimborso, finiscono per raggiungere la stessa somma del progetto.

Come li paghiamo questi debiti?
Con la nostra salute. Cementificare ogni metro quadrato comporta anche una perdita di identità culturale e paesaggistica, senza contare che mancano i soldiper le cose importanti, come l’istruzione.La lobby dell’edilizia è diventata così forte che decide sostanzialmente cosa va fatto.

Vogliamo perforare le Alpi finché i soldi saranno finiti?
I soldi li abbiamo finiti già da tempo e quindi abbiamo contratto debiti per molti decenni. Purtroppo anche esperti strapagati alimentano speranze, scrivendoperizie assolutamente discutibili che poi vendono ai media, ai politici oltre che all’opinione pubblica.

Quale politica dei trasporti occorre per uno sviluppo sostenibile delle Alpi?
Ci vogliono onestà ed esperti indipendenti. Se si mettono in pratica le attuali conoscenze sui meccanismi dei trasporti, non ci servono tutti questi megaprogetti. L’attuale sistema, infatti, con l’opportuna gestione e una politica dei trasporti qualificata, ha capacità sufficienti.
L’84% dei viaggi turistici nelle Alpi viene effettuato con la propria auto. Ci sarà ancora il turismo senza una buona infrastruttura stradale?
Certamente. Se gli operatori turistici fossero più intelligenti, libererebbero le valli dalle strade, portandovi una qualitàdella vita migliore e l’interesse a fare qualcosa di concreto sul posto, il che farebbe nascere automaticamente molteopportunità di lavoro. Senza auto, la gente è mentalmente più mobile.

Non siamo spinti da una naturale esigenza di mobilità?
Perché uscire dalla valle se fuori non c’è nulla di diverso e tutto sembra uguale? Solo dal bisogno nasce la necessità di recarsi altrove, mentre una personafelice e soddisfatta nel luogo in cui vive non ha bisogno di spostarsi. Se il turismo riuscisse a creare questa atmosfera,avremmo un potenziale imbattibile: le persone.

Così però non faremmo più turismo.
Certo che sì, ma senza ciondolare avanti e indietro con le orecchie tappate e gli occhi puntati sulla strada.

Perché l’uomo è così fissato con l’automobile?
L’auto, più di ogni altro strumento tecnico, compensa la carenza evoluzionistica dell’uomo, cioè l’andatura eretta. Riducel’energia fisica occorrente per la mobilità, un fattore vitale, ma non abbiamoidea dell’enorme consumo di spazio e delle incredibili quantità di energia che l’auto divora. Quando il virus dell’auto è insediato nelle nostre teste, vediamo il mondo con gli occhi di un’auto.

E un’auto come vede il mondo?
Improvvisamente tolleriamo che i veicoli vengano parcheggiati negli spazi pubblici, dove di fatto si dovrebbero svolgere i contatti sociali ed economici. Chi spruzza sostanze cancerogene che modificano il patrimonio genetico vienearrestato come un criminale mentre troviamo del tutto normale un automobilista che emette tranquillamente simili sostanze in quantità massicce.

Come si fa a liberarsi da questo virus?
Impedendogli di insediarsi nella cellula.Il problema vero sono i parcheggi. Questi devono essere più distanti dellafermata più prossima di un mezzo pubblico.

In una città è facile. Ma in un paese di montagna?
Il villaggio di montagna esisteva prima dell’invenzione dell’auto. La gente crede che non ci sia futuro senza auto-mobile. Invece c’è futuro solo senza auto! Nelle città la motorizzazione è in calo da anni. Si è scoperto che senza auto si sta meglio. Nelle aree rurali ci vuole ancora tempo, ma presto inizieranno le difficoltà.

Che tipo di difficoltà?
Diventerà troppo costoso. L’auto impegna tantissimo denaro e distoglie lo sguardo da ciò che è vicino, indirizzandolo verso ciò che è lontano. La politica sfrutta questo aspetto e cerca soluzioni altrove anziché là dove abita la gente. Nelle zone rurali, la dipendenza dall’auto è tale che ha distrutto tutto ciò che c’era prima nei villaggi: trattorie, artigianato, know-how. Molti paesi ormai non sono altro che dormitori o località turistiche. Le persone sono tutte più o meno insoddisfatte, ma in compenso lavorano un giorno alla settimana solo per permettersi l’auto e andare da qualche parte.

Molte valli alpine tendono sempre più a spopolarsi. Grazie alle strade, la gente può restare ad abitare sul posto e fare il pendolare.
Le strade sono la causa dello spopolamento! Collegando una struttura debole con una forte ed eliminando le resistenze, si può sfruttare la piccolastruttura a vantaggio della grande. Nei pressi degli svincoli autostradali, si sono ormai insediati parassiti internazionali avidi di denaro, ma privi di interessi sociali.

Cosa significa questo per la pianificazione dei trasporti?
Un insediamento deve essere in grado di stare sulle proprie gambe, essere auto-sufficiente. Occorrono posti di lavoro, negozi e scuole. È chiaro che ci sarannosempre inevitabili spostamenti verso l’esterno, per i quali occorre prevedere e impiegare mezzi pubblici adeguati. Ma è sensato pensare a solo al 5-10% del traffico automobilistico attuale.

Un prezzo elevato della benzina può rappresentare una soluzione?
È inutile compensare con il prezzo strutture fisicamente sbagliate. Il prezzo è secondario. Non si deve più arrivare da nessuna parte con l’auto. Nel 1990 nei pressi di Kufstein il ponte sull’auto-strada ha ceduto, ma non c’è stata una megacoda, perché la gente è passata alla ferrovia o è rimasta a casa.

Le Alpi sono un impedimento naturale alla circolazione. Quindi, secondo lei, sarebbero una regione modello per una politica sostenibile dei trasporti.
Assolutamente. Basta solo eliminaregli errori degli ultimi 50 anni. Si può fare relativamente in fretta. Si trasmette l’informazione: «Le Alpi sono chiuse al transito automobilistico». Caso chiuso. La gente non è così stupida da cercare di passare dove non si può.

Dunque ciò significa: andare in auto sì, ma solo se le Alpi sono la meta?
Le Alpi devono essere raggiungibili, ma non riempirsi di auto parcheggiate. Oggi, la gente spende migliaia di euro per andare a fare trekking in Nepal, proprio perché non ci sono strade. La gente spende soldi e contribuisce così all’economia locale quando ha appetito, non quando ci sono strade.

Come saranno le Alpi nel 2050?
Meglio di oggi, se riusciamo a liberarle da carreggiate e parcheggi insensati. I tracciati sono ormai così piatti che vi si possono posare dei binari. La ferrovia porta le persone a parlarsi, ­contribuendo a formare una rete di contatti sociali, e porta posti di lavoro nelle valli. Una volta i montanari erano tipi tenaci che si comportavano in modo avveduto con la natura. Oggi si sono messi al volante. Dobbiamo rallentare affinché il cervello tenga il passo.

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Virologo della mobilità e critico sociale:
Hermann Knoflacher, esperto di pianificazione dei trasporti, usa espressioniprovocatorie, come «il virus auto» che condiziona la nostra società attraverso il nostro comportamento. Il «virologo della mobilità», settant’anni, professore di pianificazione e tecnica dei trasporti del Politecnico di Vienna, pone al centro i pedoni e propone di smantellare le strade, creare ostacolied eliminare i parcheggi, perché le infrastrutture, una volta costruite, modificano a lungo termine la nostra mobilità. In altre parole, nuove strade, ponti e tunnel portano più traffico anziché meno code. Il fatto che venganocomunque costruiti è attribuibile agliinteressi finanziari delle banche, dell’edilizia e dei politici, con la collaborazione dei media: «Le alte velocità sono diventate uno strumento di potere,soprattutto per sfruttare uomini e risorse». I maggiori gruppi di capitale approfittano quindi dei sistemi veloci. «Poiché questi fanno anche l’opinione pubblica, gli riesce facile determinareil sistema a proprio piacimento e secondo le proprie esigenze».
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Origine: Alpinscena n. 93 (www.cipra.org/it/alpmedia/pubblicazioni/4542)
archiviato sotto: Politica dei trasporti