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Un paese di montagna si reinventa

20/07/2018
Un polo scientifico in mezzo alla natura; un laboratorio in condizioni reali in cui vivere la transizione verso la sostenibilità. Con questa visione un ricercatore che si occupa di sostenibilità, Tobias Luthe, e la sua squadra si sono messi alla ricerca di un sito idoneo per un istituto del genere. E la scelta è caduta su Ostana.
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© Johannes Gautier

Come in molte valli alpine, anche nella Valle Po italiana, lo spopolamento è divenuto un problema: per studiare e per lavorare, la gente andava nelle città; i negozi e le imprese chiudevano e nei borghi sono rimasti soprattutto gli anziani. Nel 1985 erano de facto solo cinque gli ultimi residenti di Ostana, uno dei paesi di montagna nella Valle Po piemontese, ai piedi del Monviso, che domina il paesaggio con i suoi 3842 metri di altezza. Ma le crisi offrono anche opportunità, sono terreno fertile per innovazioni sociali e cambiamenti. Il sindaco Giacomo Lombardo è certo che parte del suo compito sia quello di mantenere in vita la comunità: «Abbiamo l’obbligo morale di vagliare nuove proposte che vanno aldilà dei modelli tradizionali.» L’amministrazione comunale fa di tutto per creare le condizioni sociali ed economiche atte a garantire un futuro alle persone di Ostana, basato su tre pilastri: natura, tradizione e saperi dell’uomo. Nel frattempo sono stati restaurati molti degli edifici in pietra caduti in rovina, dimostrando una grande sensibilità per il patrimonio storico di Ostana. C’è di nuovo un ufficio postale, una sala comunale, un albergo con ristorante e un centro culturale. L’apertura di un Centro Wellness riscaldato con geotermia è imminente. Oggi è tornato a 50 il numero di abitanti del paese e stanno nascendo nuove iniziative promosse dai «New Highlanders» che ritornano nelle montagne con spirito imprenditoriale.

COLL EGARE IL VECCHIO CON IL NUOVO

Questo impegno non è sfuggito nemmeno a Tobias Luthe. Il professore di scienza della sostenibilità all’Università di scienze applicate di Coira, e docente di design sistemico al Politecnico federale di Zurigo in Svizzera, ha una visione: vorrebbe creare un laboratorio del mondo reale per la transizione verso la sostenibilità e il design sistemico; un luogo in cui la scienza incontra l’ambiente, dove la sostenibilità è vissuta e dove le innovazioni sociali possono crescere su terreno fertile. Per il ricercatore l’aspetto decisivo è stato che ad Ostana la trasformazione era già in corso. La sua visione si sposa perfettamente con l’ambiente circostante. C’era spazio a sufficienza, sia a livello geografico che per le nuove idee. Con le sue idee il team ha incontrato il favore del sindaco e della popolazione. Con l’acquisto di una borgata abbandonata, nel 2015 venne posata la prima pietra del MonViso Institut.

Rispettare le tradizioni locali e al contempo implementare nuove tecnologie e nuovi stili di vita: sono queste le sfide centrali a cui pensa Luthe. Da un lato fare dell’Istituto un centro scientifico riconosciuto e dall’altro favorire l’entusiasmo della popolazione locale per il progetto. «E’ quest’interazione il processo più difficile e al contempo più appassionante.» Nel frattempo la borgata è stata collegata alle infrastrutture, il restauro del primo edificio è stato autorizzato secondo i principi della casa passiva (sarà completamente autonoma a livello energetico e idrico) ed è stata creata un’arena come luogo di interazione. Più avanti il campus ospiterà fino a 20 ricercatori.

IMPARARE DAGLI ECOSISTEMI

Come funziona il sistema orto? Quali piante ci sono? Da che direzione viene il vento? Dove c’è ombra, dove il sole? Sono queste le domande che occupano Anna Rodewald. Presso l’istituto, quest’ingegnere tessile tedesca gestisce un orto sperimentale secondo i principi della permacultura. Il successo e la resa sono basati su cicli sostenibili e durevoli. Un quintale di patate, un prato in fiore, canapa industriale, un campo giochi per i bambini: la permacultura è nata in un contesto orticolo, ma l’approccio olistico può essere trasferito anche alle organizzazioni sociali. «Dalla natura si può imparare molto.»

Un altro progetto del MonViso Institut abbina lo studio alla pratica. Alcuni studenti del master all’Università di Lugano, nel sud della Svizzera, hanno esaminato le origini della qualità di vita nei paesi di montagna. Con la parola chiave «urbanismo alpino» i ricercatori dell’istituto tentano di trovare un nuovo insieme di elementi urbani quali interazione sociale, servizi, connettività e raggiungibilità o di forme di vita alpine. La cofondatrice Melanie Rottmann mostra come questa nuova imprenditoria si potrebbe configurare in montagna: sul terreno instaura un locale sistema della canapa organizzato a labirinto, da utilizzare per l’isolamento di alcuni antichi edifici, ma anche per il miglioramento del suolo, per la produzione di fibre, per la cosmesi e per l’alimentazione.

Altri progetti sono in via di pianificazione, l’obiettivo di massima è stato formulato, ma c’è ancora sufficiente margine per approcci nuovi. Giacomo Lombardo ne è fermamente convinto: «Per avviare questi processi ci vogliono soprattutto idee e persone che le portano avanti.»

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