Rappresentanze della CIPRA

Strumenti personali

  Filtro di ricerca  

Informazioni supplementari

Notizie

Dei ruoli e delle relazioni

06/10/2015
Le donne caratterizzano da sempre la società alpina. Per contribuire con le loro competenze ad un futuro sostenibile occorre che donne e uomini si interroghino sui ruoli consolidati e ridistribuiscano le responsabilità.
Image caption:
(c) Jenni Kuck

Attorno al paese di Malles nella Alta Val Venosta, in Italia, centinaia di ettari sono coltivati a mele, vendute in tutta l'Europa. Una monocultura moderna, altamente meccanizzata, sottoposta a trattamenti intensivi con fitofarmaci di sintesi. Nel settembre 2014 il 75 per cento della popolazione di Malles si è espresso a favore di un Comune privo di pesticidi, optando per un'agricoltura e un paesaggio vari e diversificati e per una vita più sana. Le donne del movimento «Hollawint» hanno pubblicizzato per strada il divieto dei pesticidi e appeso striscioni sui muri delle case. «Noi donne abbiamo dato visibilità all’iniziativa nel Comune per mobilitare tutta la popolazione», dice Martina Hellrigl, cittadina di Malles.

Capofamiglia o sostituto?

Quando le donne lasciano le case e i fornelli possono dare un contributo determinante in ambito sociale e ai fini di uno sviluppo sostenibile. La storia delle donne nelle Alpi offre prospettive stimolanti.
Fra il XVII e il XX secolo molti uomini sono emigrati dalle vallate alpine verso le città, dove guadagnavano il loro salario nei cantieri, oppure come spazzacamino, venditori ambulanti, tessitori o pasticcieri. Durante la lunga assenza degli uomini, le donne restavano da sole in montagna e, oltre al lavoro domestico, si vedevano costrette a svolgere un gran numero di lavori pesanti in fattoria e nei campi, come spiega la rivista francese «L‘Alpe 12». Questo ruolo centrale nelle società alpine conferiva alle donne una certa autonomia e una parità di diritti che, nelle altre regioni d'Europa, erano piuttosto rare in quel periodo. In alcune aree, come ad esempio nella zona di Como, le donne ottennero pieni poteri di disporre della proprietà fondiaria o, come nella regione del Queyras, acquisivano diritti di successione e il diritto esclusivo alla propria dote. Nelle montagne della Lombardia e del Piemonte, in assenza dei loro mariti, le donne venivano iscritte come capifamiglia nei registri parrocchiali. Tutto ciò non indica però che si trattasse di una società matriarcale. In molte regioni il diritto di successione era riservato ai soli uomini; le donne non avevano più diritti politici che altrove e spesso occupavano un ruolo subordinato nella famiglia.

Lavoro femminile – lavoro mal retribuito

Le donne continuano a lavorare nelle «loro» professioni tradizionali e svolgono prevalentemente mansioni esecutive. In gran parte operano in un settore che potremmo chiamare «economia residenziale», attività cioè a beneficio degli ospiti o delle persone sul posto. Queste attività rivestono un ruolo fondamentale per la coesione sociale e per uno sviluppo locale sostenibile. Nonostante ciò godono di poca considerazione a confronto con l’economia manifatturiera, che esporta e porta nuovi capitali nella regione. Pertanto queste attività economiche sono spesso caratterizzate da posti di lavoro precari, lavoro part time e retribuzioni basse. Anche il ruolo non retribuito e poco considerato della casalinga continua ad essere molto più diffuso di quello del «casalingo».
Il Principio 20 della Dichiarazione di Rio sull’ambiente e lo sviluppo del 1992 recita: «Le donne hanno un ruolo vitale nella gestione dell'ambiente e nello sviluppo. La loro piena partecipazione è quindi essenziale per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile». La maggiore parificazione di donne e uomini è anche un obiettivo dichiarato dell’Unione Europea. Questo obiettivo è confermato tra l’altro dalla «Carta per le Donne» della Commissione europea del 2010 e dalla «Carta europea per la parità fra donne e uomini nella vita locale», approvata nel 2006 dal Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa.
Nonostante ciò, in ambito alpino sono poche le misure concrete che promuovono questa parità. Mathilde Schmitt dell’Accademia delle scienze austriaca, ad esempio, segnala che nell’ambito dello sviluppo locale o nei piani delle aree protette sono pressoché assenti le misure atte a valorizzare e ribadire le particolari capacità e competenze delle donne. Nel Programma Spazio alpino 2007-2013 dell’UE l’importanza delle pari opportunità e il rafforzamento della parità e dello sviluppo sostenibile sono indicati come principi fondamentali. Sulla pagina web del programma mancano attività e risultati concreti in direzione di una maggiore parificazione di donne e uomini. Tutti, le donne e gli uomini, sono interpellati allo stesso modo e invitati alla partecipazione, il che in pratica corrisponde spesso a una partecipazione prevalentemente maschile.

Una questione sociale

Lo sviluppo sostenibile ha bisogno di prospettive e soluzioni delle donne e le donne hanno bisogno di pari opportunità e valorizzazione. Per raggiungere questi obiettivi le donne devono continuare a lottare perché il loro contributo e il loro ruolo nella società possano trovare un maggiore riconoscimento. Donne e uomini insieme devono definire nuove regole del gioco, buttando a mare numerosi pregiudizi e stereotipi sociali. Non esistono ruoli o competenze puramente maschili o femminili. La suddivisione dei compiti e delle responsabilità può avvenire secondo le capacità e i talenti di ogni individuo. Allo stesso tempo si tratta di ridefinire le relazioni tra uomini e donne a livello di proprietà – per esempio le proprietà immobiliari – , il potere e le autonomie decisionali. Non è sufficiente coinvolgere le donne. C’è bisogno di forme di governance e la società deve essere gestita in maniera tale da consentire una vera partecipazione delle donne.
L’esperienza delle donne Hollawint a Malles può fungere da stimolo per altri. Esse si sono impegnate per un futuro sostenibile del loro territorio. Hanno conciliato il loro impegno con i loro obblighi familiari e sono state sostenute dalle loro famiglie. Hanno espresso le loro preoccupazioni di madri perché vogliono un ambiente sano per i loro figli. La loro lotta ha portato benefici a tutto il paese. Dopo il referendum nel 2014 le donne Hollawint hanno scritto ai rappresentanti del popolo dell’Alto Adige: «Noi vogliamo tutto quello che i depliant turistici promettono da tempo: prodotti alimentari di qualità, sani e vari, cresciuti su suoli sani e immersi in uno spazio vitale che permette una vita sana ad uomini, animali e piante.»

Claire Simon
CIPRA Internazionale

archiviato sotto: Alpinscena