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Aree protette in corso di cambiamento

14/10/2016
Gli spazi naturali servono alla conservazione dell'immensa diversità biologica e paesaggistica nelle Alpi. Ma diventano sempre più forti le voci che ne reclamano un contributo all'economia regionale. Con alpMonitor la CIPRA indica i cambiamenti che interessano molte aree protette nelle Alpi.
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Il Parco nazionale dello Stelvio /I, è stato frammentato. © Daniele Faieta

Il Parco nazionale dello Stelvio, situato nelle regioni dell'Italia settentrionale Trentino-Alto Adige e Lombardia, era fino a poco tempo fa la più grande area protetta della Alpi. Tra i nevai dell'Ortles a 3.905 metri e i fondovalle della Val Venosta a 600 m s.l.m. sono presenti tutte le zone climatiche alpine. A 80 anni dalla sua creazione, oggi il Parco nazionale dello Stelvio appartiene al passato: nel luglio 2015 è stato suddiviso in tre parchi regionali. Sono stati soprattutto alcuni attori politici del Trentino-Alto Adige,d’intesa con la Regione Lombardia, a considerare il parco nazionale un ostacolo per lo sviluppo della regione, a sentirsi limitati nella propria autonomia e a voler evitare di rendere conto al governo nazionale. E’ stata così fortemente compromessa la possibilità di una gestione omogena ed unitaria del paesaggio naturale. De facto sono gli enti locali a gestire i tre singoli parchi, con tre piani di gestione, tre amministrazioni e tre diversi meccanismi di sorveglianza. Esiste un ente di coordinamento nazionale, ma i progetti che si occupano di tutela della biodiversità, di paesaggio o di mobilità risultano molto più difficili da coordinare.

Argomentazione unilaterale

L'esempio del Parco nazionale dello Stelvio è solo uno fra tanti nelle Alpi (vedi box). Numerose aree protette alpine – e cioè paesaggi circoscritti con un utilizzo limitato – sono interessate dai cambiamenti. In tal modo viene compromessa l'immensa diversità biologica e paesaggistica.Gli argomenti delle parti in causa sono simili: il potenziamento degli sport invernali, favorire la crescita economica, facilitare la svolta energetica, garantire posti di lavoro. Queste considerazioni trascurano i servizi che gli spazi naturali erogano a noi umani, come la fornitura di acqua o di alimenti, la protezione contro i pericoli naturali o la funzione di spazio ricreativo – non ultimo per il turismo. Nell'ambito del progetto alpMonitor, la CIPRA presenta una cartina delle Alpi – senza pretesa di completezza – con le aree protette minacciate o già compromesse. Ma ci sono anche alcune – poche in verità – storie di successo. Alcune persone raccontano quel che l'area protetta significa per la loro regione e per loro stessi. Viene fornita una lista con gli strumenti disponibili a livello internazionale per sancire lo status di protezione a livello legislativo.

Barbara Wülser, CIPRA Internazionale



Egartenlandschaft
um Miesbach

Il trattato della Convenzione delle Alpi contiene una serie di disposizioni a tutela delle aree sensibili, fra le quali l'articolo 11 del Protocollo Protezione della natura, che stabilisce: «Le parti contraenti si impegnano a conservare … le aree protette esistenti, in coerenza con la loro funzione protettiva (...).»

Dal 1989 il regolamento dell'area paesaggistica protetta Egartenlandschaft um Miesbach, in Germania, è stato modificato per ben 21 volte. Siamo quindi in presenza di una potenziale compromissione dell'obiettivo di protezione, per cui la CIPRA Internazionale ha per la prima volta presentato un'istanza di verifica di una presunta violazione della Convenzione delle Alpi. Il Gruppo di verifica ha accolto l'istanza e se ne è occupato tra il 2014 e il 2016. Le sue decisioni e le raccomandazioni relative sono attualmente oggetto di una trattativa a livello ministeriale e sono attese entro la fine del 2016. La CIPRA Internazionale accompagnerà questa pubblicazione con un dossier web sulla procedura e le conseguenze per le aree protette alpine.

www.cipra.org/it/politica-alpina