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«Villach ha tratto enormi vantaggi»

06/08/2012 / Verein Alpenstadt des Jahres e.V.
Josef Neugebauer era presente nel 1997, quando Villach diventò la prima «Città alpina dell’anno». Nel 2011 le Città alpine sono ormai una dozzina e Neugebauer si è ritirato in pensione. Josef parla delle potenzialità di ciò che è indeterminato e di ciò che va oltre l’anno della Città alpina.
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Josef Neugebauer: Come consulente della città di Villach, è stato responsabile dell’associazione «Città alpina dell’anno» dal 1997 al 2011.
Negli anni Novanta l’associazione «Città alpina dell’anno» ha iniziato a muovere i primi piccoli passi. Ora appartengono alla rete 13 città, da Gap a Idrija. Come si è giunti a questo risultato?
Nel 1996 Gerhard Leeb, oggi membro della Giuria come rappresentante di Pro Vita Alpina, aveva avuto la bella idea della «Città alpina dell’anno». Per convinzione la città di Villach si è assunta per due anni i costi complessivi per poter lanciare l’iniziativa. Tutto era meno organizzato di oggi. Ma con molta creatività siamo riusciti a guadagnare altre città alpine e a costituire un’associazione. Grazie a questo oggi possiamo puntare sullo scambio tra le Città alpine e a lavorare ai progetti.

Una pietra miliare per l’associazione è stata l’assegnazione del titolo di «Città alpina dell’anno» all’italiana Belluno e alla tedesca Bad Reichenhall. L’associazione ha così assunto una dimensione internazionale.
Un’altra pietra miliare è stata l’assunzione del segretariato da parte della CIPRA. È stato un passo che ha dato nuovo slancio all’associazione. Un’amministrazio ne comunale non potrebbe svolgere un simile lavoro, né tantomeno sostenerne i costi. Oltre a garantire l’organizzazione e le traduzioni professionali, le quote sociali consentono oggi di avviare progetti, come ad esempio Alpstar. La CIPRA ha assunto un ruolo guida, le singole città danno ciascuna il proprio contributo. Grazie a questo sostegno, per le città è molto più semplice partecipare a un progetto UE .

Nel 1997 Villach è stata la prima «Città alpina dell’anno». Cosa è cambiato nella città in seguito a questo riconoscimento?
Noi abbiamo portato all’attenzione dell’opinione pubblica molti temi che oggi sono trattati quotidianamente dai principali media e abbiamo avviato due progetti grandiosi. Senza il titolo di «Città alpina dell’anno» ciò non sarebbe stato possibile. Uno è il Management regionale di Villach con i 20 comuni del territorio circostante. Una struttura che oggi è ancora operativa. L’altro è il Parco naturale di Dobratsch. Villach aveva deciso di non candidarsi per i Giochi olimpici invernali e di smantellare invece gli impianti di risalita non redditizi. Dal monte Dobratsch proviene anche l’acqua potabile per tutta l’area urbana di Villach. Motivo per cui sono scaturite vivaci discussioni sui danni che gli impianti di risalita e la neve artificiale avrebbero potuto causare all’importante riserva idrica. Helmut Manzenreiter, sindaco di Villach, è tuttavia riuscito a far approvare la sua idea di turismo dolce sul monte Dobratsch. L’area è così diventata il primo parco naturale della Carinzia.

Perché una città dovrebbe diventare «Città alpina
dell’anno»?

Oltre agli importanti temi di cui si occupa la rete, con la «Città alpina dell’anno» si mette in movimento qualcosa. Si sviluppa una capacità di innovazione e una creatività, che altrimenti resterebbero latenti. Il territorio e l’amministrazione comunale ricevono impulso ed energia per uno sviluppo sostenibile. Questo potenziale è enorme. Una «Città alpina» ha però anche bisogno di coraggio, perché prima non si sa esattamente cosa si svilupperà da questo progetto. Ogni città della regione alpina dovrebbe tuttavia prendere in considerazione di candidarsi.