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Sentiero in salita per il turismo alpino sostenibile

12/07/2007 / CIPRA Internationale Alpenschutzkommission
Nel turismo alpino odierno i requisiti della sostenibilità non rappresentano ancora la regola. Malgrado i numerosi modelli ed esempi di buone pratiche, resta ancora molta strada da fare per raggiungere un approccio più vasto alla sostenibilità.
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Dove andrà a finire il turismo alpino? «Sempre più veloce, sempre più lontano…» oppure verso una maggiore sostenibilità? © Guillaume Laget
Red. "Alpi - Il terreno di gioco dell'Europa" , così i viaggiatori del XIX secolo chiamavano una delle loro mete più ambite, riferendosi con ciò al titolo della famosa monografia dell'alpinista inglese Lesile Stephen. Più di un secolo dopo, le Alpi europee, da luogo di nascita del stile di viaggio moderno, si sono trasformate in una regione di turismo intensivo. Con oltre 100 milioni di visitatori all'anno, lo sfruttamento turistico dell'area raggiunge infatti una cifra annua intorno ai 50 miliardi di euro. Eppure, non bisogna dimenticare che solo uno su dieci dei 6'000 comuni alpini vive uno sfruttamento intensivo del turismo. Nella grande maggioranza delle regioni alpine il turismo è scarso se non addirittura nullo.

Le perle paesaggistiche vanno difese, non ipersfruttate
Le Alpi formano una delle aree paesaggistiche più interessanti d'Europa, con attrattive che vanno dai ghiacciai delle vette di quattromila metri delle Alpi occidentali sino ai placidi laghi della Baviera e della Svizzera, dagli ultimi paesaggi fluviali non sbarrati delle Alpi orientali sino alle vecchie terrazze agricole e agli storici sistemi d'irrigazione dell'Alto Adige, del Piemonte e del Vallese, dagli insediamenti di alta quota dei Walser nelle Alpi centrali sino alle storiche città alpine del Nord Italia. Queste e altre perle devono essere preservate, poiché esse costituiscono oggi e in futuro la base per il successo economico del turismo alpino.
A causa dell'ipersfruttamento turistico di alcune zone, le Alpi sono diventate un esempio negativo di sviluppo non sostenibile e distruttivo per l'ambiente. Circa cinque milioni di posti letto, di cui buona parte nelle strutture paralberghiere, oltre 10'000 tra funivie, seggiovie e skilift, migliaia di chilometri di autostrade, superstrade, nonché aeroporti, cannoni da neve, campi da golf, parchi divertimenti e molto altro sono espressione di questo sviluppo negativo. E, nonostante la stagnazione della domanda nell'ambito del turismo sciistico, si continua a progettare l'ampliamento e la costruzione di nuovi comprensori.

I problemi economici del turismo alpino
Queste dimensioni non devono far pensare che il turismo alpino non abbia problemi economici, anche se questi hanno un'intensità diversa a seconda delle regioni. Oggi, infatti, gli addetti si trovano a dover affrontare una netta trasformazione dei trend della domanda e del comportamento degli ospiti e la concorrenza di nuove mete turistiche.
I più giovani cercano offerte sportive di tendenza e fanno zapping tra sport classici come lo snowboard o la mountain bike e proposte di nicchia, come le arrampicate su cascate di ghiaccio, il downhill, il rafting o il canyoning. Aumenta inoltre la diffusione di sport motorizzati estremamente rumorosi, dal quad sino all'eliturismo di montagna. Molte di queste novità non sono specifiche delle Alpi e vengono offerte da numerose altre mete turistiche. Ad esempio, oggi i consumatori prenotano vacanze in Kenya o in Brasile con la stessa naturalezza con cui in passato sceglievano gli Alti Tauri o le Alpi Marittime.
L'aumento della concorrenza nell'ambito del turismo internazionale genera difficoltà per molti operatori. Soprattutto nelle località rurali e nelle valli isolate ci si preoccupa del calo delle presenze mentre ormai si registrano tassi di crescita solo nelle roccaforti turistiche da sempre molto frequentate. Spesso ne conseguono chiusure di imprese, associate alla perdita di posti di lavoro, che fa aumentare il numero dei pendolari e rafforza ulteriormente la tendenza all'esodo.

Turismo legato alla natura: controtendenza, non solo di nicchia
Ogni tendenza ha una sua controtendenza. Nelle Alpi, ciò si esprime attraverso la crescente domanda di turismo naturale. Attività sportive e ricreative legate alla natura e orientate al paesaggio, come le escursioni, il trekking, le passeggiate nella neve, la bicicletta, la mountain bike, l'alpinismo, lo sci alpinismo e le arrampicate, contribuiscono in modo visibile al turismo locale. Secondo recenti studi, in alcuni paesi alpini, il turismo naturale vanta un potenziale che raggiunge un terzo dei turisti. Sebbene il turismo naturale si rivolga prevalentemente a singole persone, in tutti i paesi sono nate di recente numerose nuove aziende, specializzate nelle offerte outdoor. Resta da vedere se, anche nelle Alpi, in futuro si assisterà a uno sviluppo, come quello degli USA, dove il mercato dei viaggi ecologici cresce tre volte di più del turismo tradizionale ed è stimato intorno ai 77 miliardi di dollari.
Oltre la metà della popolazione vive nelle regioni urbanizzate delle Alpi. In molte zone, situate nelle vicinanze di grandi città alpine o extralpine, come Vienna, Monaco, Zurigo, Grenoble, Torino e Milano, anche il turismo giornaliero acquisisce maggiori quote di mercato e il numero dei pernottamenti è in costante calo. Le attività ricreative periurbane aumentano poi d'importanza come forma specifica di turismo alpino. Tuttavia, più è breve il soggiorno, maggiore sarà il traffico. Dove a questo sviluppo non si affianca una migliore offerta di trasporti pubblici, aumenta l'inquinamento causato dagli automezzi privati e si mette a rischio la qualità degli habitat alpini.

Un assaggio dei cambiamenti climatici
Il paesaggio alpino è caratterizzato da una situazione topografica estrema, contrasti climatici ed ecosistemi sensibili. Queste particolarità sono la ragione per cui, nelle Alpi, le conseguenze dei cambiamenti climatici si vedono più rapidamente e direttamente che altrove. Per il turismo alpino, il surriscaldamento comporta poi nuove problematiche. Le zone sciistiche alle basse altitudini sentono già gli effetti delle forti oscillazioni stagionali del limite della neve. Se per un lungo periodo le temperature invernali si mantengono troppo alte, non sono di aiuto nemmeno i numerosi impianti di innevamento artificiale, costruiti nei decenni passati. Nella ricerca di vie d'uscita, una serie di imprese attualmente sta verificando la possibilità di aprire allo sci nuove vette e comprensori, dove oggi c'è ancora la certezza della neve.
Un assaggio di quanto il turismo alpino si deve aspettare in futuro è fornito dall'esempio dell'estate del 2003. Se questi fenomeni diventano la normalità, i ghiacciai arretreranno ancora di più, perdendo il loro interesse turistico. Il permafrost si scioglie, aumentando il rischio di pericoli naturali, mentre nuovi rischi insidiosi nascosti tra rocce e ghiaccio rendono più difficili le escursioni e l'alpinismo. In base ai risultati di recenti ricerche, il surriscaldamento del clima farà sì che in futuro gli abitanti e i visitatori delle Alpi dovranno combattere ancor più di oggi con fenomeni naturali estremi, come forti precipitazioni, valanghe, frane e bufere.

Maggior fatturato nel turismo estivo
Spesso però si dimentica che la maggior parte delle attività turistiche si svolge nella stagione calda. Le numerose aree sciistiche sono un importante motore economico per molte località e molte mete d'alta quota situate nelle Alpi centrali puntano sulla neve, ma non è affatto vero che il turismo alpino dipende esclusivamente dalla neve e dalla stagione fredda. Al contrario, il turismo estivo realizza un fatturato complessivo nettamente superiore. Occorre quindi tenere conto di questo fatto nell'ambito di una generale riflessione sul futuro del turismo nelle Alpi.

Turismo sostenibile con la Convenzione delle Alpi
Tramite la Convenzione delle Alpi, gli Stati alpini intendono concretizzare e attuare linee guida comuni per uno sviluppo sostenibile del turismo nel territorio alpino. Un obiettivo esistenziale per il futuro delle Alpi consiste nella pianificazione territoriale, grazie alla quale si possono fissare limiti ragionevoli al turismo di massa nelle sue forme più debordanti, cioè stabilendo dei limiti naturali allo sviluppo dello sci oppure determinando le dimensioni e la qualità degli insediamenti. Questo è anche l'intento della Convenzione delle Alpi che, con l'introduzione di zone di quiete accanto alle aree turistiche, mira al mantenimento di aree di compensazione per uomini, animali e ecosistemi. Nell'ottica della Convenzione delle Alpi, queste strategie territoriali devono essere accompagnate da una migliore formazione per gli operatori turistici e una maggiore sensibilizzazione e cultura ambientale per i visitatori.
Sul piano turistico, la Convenzione delle Alpi persegue due obiettivi sostanziali: da un lato, il turismo intensivo, che rappresenta il fondamento per l'esistenza di molte regioni alpine, deve essere reso più compatibile con l'ambiente e la società e, dall'altro, la Convenzione delle Alpi punta a promuovere un turismo naturale e rurale. Entrambi questi obiettivi non si escludono a vicenda, ma richiedono strategie e misure specifiche.

I gruppi internazionali contro le piccole strutture
Attualmente, sono in atto vari sforzi per riunire in un unico gruppo internazionale le grandi e redditizie imprese di funivie di diversi paesi alpini. Ciò che può apparire attuabile per alcuni leader del settore sciistico non è una ricetta adatta per un settore turistico capace di affrontare il futuro. La peculiarità del turismo alpino risiede proprio nel variegato mosaico di hotel, alberghi, funivie e piccole imprese. Questa struttura di piccole aziende costituisce un punto di forza del turismo alpino, poiché impone una pianificazione e un lavoro non semplicemente contro, ma con la popolazione residente.
Eppure, in un'economia globalizzata, è anche una debolezza, con i tipici problemi che gravano sulle piccole imprese, tra cui la mancanza di possibilità di investimento per ammodernamenti urgenti, la scarsa capacità innovativa nella creazione di nuove offerte, la carente qualità dei servizi e il marketing insufficiente. Si tratta di punti deboli che occorre affrontare nell'ambito della promozione di uno sviluppo regionale sostenibile. Se in futuro la Convenzione delle Alpi sarà vista come un'opportunità dagli operatori turistici, se ne potranno trarre nuovi strumenti che contribuiranno ad abbattere le attuali debolezze del turismo e a svilupparne i punti di forza. Per fare ciò occorre però che tutti i soggetti interessati siano consapevoli del fatto che un paesaggio intatto e interessante rappresenterà anche in futuro la maggiore risorsa del turismo alpino.